Figlio tolto ai genitori, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri con i quali vengono giudicate coppie che non tutelano adeguatamente i figli da vessazioni, comportamenti violenti e stress. I giudici hanno stabilito con l’ordinanza 13453 del 17 maggio 2023, riportata sul quotidiano ItaliaOggi, il definitivo allontanamento dalla famiglia di origine di un bambino a causa del clima poco sereno vissuto in casa. La coppia aveva inizialmente fatto ricorso al primo provvedimento che aveva già stabilito l’adozione per il figlio, ora l’appello è stato bocciato di nuovo ed il bambino potrà essere affidato ad una nuova famiglia.
La motivazione della sentenza si è basata sul “Diritto a vivere in un clima familiare sereno adatto ad un idoneo sviluppo psicofisco“. Questo perchè nonostante i numerosi tentativi di sostegno del minore, volti a migliorare la situazione, avviati dai giudici, i problemi non sono mai stati risolti. La madre infatti avrebbe continuato a tollerare i comportamenti particolarmente violenti e autoritari nei confronti del figlio, senza mai provvedere alla tutela dalla paura e lo stress che il bambino viveva quotidianamente.
“Madre incapace di tutelare il figlio da stress” Sentenza: “Bambino andrà in adozione”
Nell’ambito della protezione del minore dal clima stressante in famiglia, con il provvedimento definitivo del respingimento dell’appello di una coppia che voleva evitare che il figlio tolto venisse dato in adozione dopo l’allontamento, i giudici hanno chiarito che ” La famiglia d’origine è considerata ambiente più idoneo per l’armonioso sviluppo psicofisico del bambino“, pertanto prima di allontanare in via definitiva un figlio, occorre tentare qualsiasi intervento per permettere alle coppie di recuperare un’adeguata capacità genitoriale.
Nel caso però si verifichi un ulteriore fallimento, e protraendosi nel tempo il rischio che il minore non possa crescere in un contesto stabile il figlio può essere tolto ai genitori. Legittima quindi la “dichiarazione dello stato di adottabilità“. Misura da preferire però solo quando i genitori biologici mantengono l’atteggiamento considerato negativo. In conclusione, la sentenza del caso specifico ha stabilito che “La madre non è stata capace di tutelare il figlio dalla condotta pregiudizievole del padre, e quindi non riesce a garantire al bambino un clima familiare sicuro e sereno“.