La clinica che si occupa gender, disforia di genere e transizione sessuale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, a Firenze, è stata visitata nella giornata di oggi dagli ispettori e dagli esperti del ministero della Salute. Lo scopo è quello di un audit tra il dicastero guidato da Orazio Schillaci e la dirigenza ospedaliera, che proseguirà anche nella giornata di domani, per chiarire come vengano trattati i bambini e gli adolescenti.



La visita da parte degli ispettori ministeriali alla clinica gender di Careggi, inoltre, rappresenta il terzo passo di una battaglia che la maggioranza ha già avviato lo scorso gennaio. In quel momento, infatti, venne istituita una commissione di inchiesta per comprendere meglio il trattamento della disforia di genere, grazie anche al contribuito di 30 diverse società scientifiche. Poi, a dicembre, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato, aveva avviato un’interrogazione parlamentare proprio sulla clinica gender di Careggi. Il dubbio del dicastero di Schillaci è che all’interno dell’azienda ospedaliera si utilizzi un farmaco con presunti effetti collaterali, la triptorelina, per bloccare la pubertà dei bambini.



Ministero della Salute: “Nessun intento punitivo contro la clinica gender di Careggi”

Mara Campitiello, il capo della segreteria tecnica del ministero della Salute, parlando con Ansa della clinica gender di Careggi, ci ha tenuto a sottolineare che “non ha alcun intento punitivo, bensì di conoscenza sul campo dei percorsi messi in atto” per trattare la disforia di genere. Abbiamo, dunque, ritenuto opportuno far partire un audit con l’ospedale proprio per fare chiarezza sulle dinamiche e l’iter del percorso di transizione”.

Secondo Gasparri, infatti, all’interno della clinica gender di Careggi “verrebbe somministrata, a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica”, la triptorelina in base al “presupposto, inaccettabile, che con la pubertà bloccata i bambini hanno tempo di esplorare la loro identità di genere e decidere se proseguire il percorso di transizione”. Farmaco, questo, finito al centro di numerose critiche anche all’estero e che in Europa è approvato solo per l’uso veterinario. Dal conto suo, invece, la clinica gender di Careggi, secondo l’assessore regionale della salute, Simone Bezzini, rispetta “la normativa vigente e le raccomandazioni scientifiche nazionali e internazionali nonché, per il trattamento farmacologico, la determina Aifa. Crediamo nel confronto e nella trasparenza”, ha sottolineato, “e per questo la direzione aziendale e i nostri professionisti stanno collaborando con gli ispettori” chiudendo con la speranza “che questa vicenda non venga strumentalizzata dal punto di vista politico“.