Un nuovo farmaco contro il Clostridium difficile

Il Clostridium difficile potrebbe essere curato con un nuovo trattamento basato sul microbioma. Secondo uno studio pubblicato su Jama Network Open da un team della University of Houston College of Pharmacy, potrebbe esserci un trattamento efficace contro il batterio. La ricerca ha analizzato gli effetti di SER-109 su pazienti colpiti da infezioni ricorrenti del batterio. La nuova cura è stata testata su 182 adulti affetti da Clostridium difficile.



Ai pazienti è stato somministrato un questionario sulla qualità della vita. Dalle risposte è emerso un miglioramento nei punteggi del dominio e del sottodominio mentale intorno all’ottava settimana dello studio nel caso di pazienti che assumevano SER-109, indipendentemente dall’esito clinico dello stesso. La qualità della vita dei pazienti trattati con la cura basata sul microbioma è risultata essere più alta di chi invece ha ricevuto del placebo.



Clostridium difficile, miglioramenti significativi con SER-109

Gli antibiotici utilizzati per contrastare l’infezione da Clostridium difficile hanno l’effetto immediato di eliminare i sintomi attraverso la riduzione dei batteri produttori di tossine. La loro efficacia a lungo termine, però, rimane bassa in quanto i farmaci non riescono a cancellare del tutto le spore dormienti di Clostridium difficile, come rivela NurseTime. Inoltre non risolvono le disfunzioni del microbioma. La pillola SER-109 contiene spore batteriche di Firmicutes vive e purificate e nasce proprio per competere metabolicamente con Clostridium difficile e ripristinare la resistenza al batterio.



Kevin Garey, primo autore dello studio, ha spiegato: “In questa analisi esplorativa i pazienti trattati con SER-109 hanno avuto miglioramenti significativamente maggiori nei punteggi della qualità della vita correlata alla salute (HRQOL) rispetto a quelli trattati con placebo già alla prima settimana, con continui miglioramenti costanti e duraturi entro l’ottava settimana. Diverse ipotesi interessanti derivano da questa nuova osservazione, che potrebbe essere correlata al ruolo potenziale del microbioma nei disturbi legati all’asse intestino-cervello. Il Clostridium difficile è stato infatti associato a variazioni del microbioma che sono state collegate a vari disturbi dell’umore, tra cui ansia e depressione”.