“Partiamo da una premessa: il cloud è lo strumento che consente lo sviluppo definitivo del digitale. Quello che oggi chiamiamo in maniera forse più evocativa ‘la transizione digitale’. In poche parole, tra breve il digitale sarà per tutti noi il mondo contemporaneo, non più il futuro. E se qualcuno prenderà il controllo del digitale di un paese ne metterà in discussione l’indipendenza, oltre al controllo dell’economia”.

Chi parla è Michele Zunino, presidente del Consorzio Italia Cloud, che raccoglie una decina di aziende del settore Itc e che si è costituito pochi giorni fa a Roma. 10 anni fa Zunino ha fondato a Genova Netalia, un provider public cloud nazionale indipendente.

“Consorzio Italia Cloud rappresenta un punto di vista condiviso da tante imprese attive nel settore delle infrastrutture digitali, offrendo un’alternativa ai colossi stranieri che si muovono da anni indisturbati in Italia, e vuole accreditarsi come interlocutore presso il Governo. Il Consorzio è apertissimo; siamo pronti ad accogliere altre aziende italiane che vogliono essere parte di questa fase nuova insieme alle società pubbliche ed agli enti di ricerca ed università, che nel corso di questi anni hanno sviluppato una specifica esperienza e che rischiano oggi di essere tagliate fuori da questa partita decisiva”.

Di quale partita stiamo parlando? Di concreto c’è solo che nel Pnrr è stato stanziato circa un miliardo di euro per realizzare quello che Colao definisce “il Psn – polo strategico nazionale”. Non è poco. Sono anni che Zunino e gli altri si battono per affermare l’esigenza di un’infrastruttura sviluppata sul modello di “Public cloud nazionale”, che garantisca il principio di sovranità digitale del paese e la raggiungibilità giuridica dei dati della Pa ma anche dei privati attenti ai propri asset digitali. 

Da settimane circolano notizie di costituzioni di soggetti che intenderebbero candidarsi alla realizzazione e alla gestione del progetto. Ma nulla si sa sulla procedura che il ministro vuole perseguire. Per questo motivo il primo atto del Consorzio Italia Cloud è stato quello di consegnare la propria “manifestazione d’interesse” all’ufficio protocollo del ministero per la Transizione digitale.

“Mi aspetto che il ministro ci convochi insieme agli altri e ci dia la possibilità di presentare le nostre idee. C’è una procedura da mettere in moto, il ministro non può trattare solo con alcune singole aziende, per quanto grandi siano. Chiediamo che sia convocato il tavolo di ‘confronto competitivo’ tra tutti coloro che intendono partecipare alla gara, come è previsto dalla normativa sugli appalti”.

Vi è una questione su cui Zunino e i partecipanti al consorzio non transigono: “il ministro ha dato in più occasioni per scontato una cosa, e cioè che le aziende italiane registrano un gap tecnologico rispetto ai big del settore. Lo ha chiamato ‘un debito tecnologico’: noi contestiamo questo approccio perché in Italia al contrario esiste una ricca esperienza tecnologica e il problema non sono le tecnologie ma l’adeguamento dei processi e la governance”.

Ma il punto in realtà nasconde un problema più grande. Infatti le grandi aziende italiane stanno stringendo alleanze con i colossi del settore, le cosiddette big-tech. Questo significherebbe far rientrare dalla finestra quelli che si vuole far uscire alla porta, cioè affidare il controllo sui dati sensibili del paese, in particolare quelli della pubblica amministrazione, a soggetti non italiani o europei.

“Una consistente componente del progetto riguarda la sanità pubblica e i nostri dati personali, a cominciare dalle cartelle cliniche per finire ai dati sulle vaccinazioni anti-Covid. La vicenda del Ced del Lazio è stata usata in modo perfettamente strumentale per dimostrare che mancano le competenze per garantire la sicurezza dei nostri dati”.

Ancora non è chiaro se il ministero intenda seguire la strada di una gara pubblica (mancherebbe però al momento il progetto) o preferisca attendere la consegna di una proposta di partenariato pubblico-privato, il cosiddetto PPP. 

“Vogliamo dire che in ogni caso come Consorzio parteciperemo alla gara, in qualsiasi forma essa sarà bandita. Resta il dubbio sul fatto che una proposta di PPP consegnerebbe ad uno dei raggruppamenti un discutibile diritto di prelazione”.

Zunino in questo momento si rivolge in particolare alle società pubbliche regionali: “in questi anni le regioni hanno promosso un discreto protagonismo in materia di sviluppo digitale, non credo che sia possibile passare sopra le loro teste. È li che oggi è conservata la maggior esperienza in termini di processi e governance, che poi come abbiamo detto è il cuore della questione”.

Rimane da attendere le prossime mosse per capire come si comporteranno le grandi aziende italiane e se qualcuno intende affrontare la questione a carte scoperte. Il Consorzio sarebbe pronto ad allearsi con una di esse? “Ovviamente sì – risponde Zunino – per noi è sufficiente che siano garantiti alcuni principi: l’indipendenza del cloud italiano, la raggiungibilità giuridica del dato, la sovranità digitale”.

(Antonio Napoli) 

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