Dalle ore 18.30 il Club del Sussidiario in diretta video streaming su Facebook presenta l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva, questa volta incentrato sulla crisi del coronavirus in Lombardia e su quali basi ripartire nel vasto e complesso mondo della sanità. Il titolo scelto per oggi 13 luglio è “Il caso Lombardia. La sanità del post Covid-19: cosa tenere, cosa cambiare?”.



Invitati dal Club del Sussidiario, intervengono nell’incontro in video Facebook i seguenti ospiti:

Amedeo Capetti, Professore, Infettivologo del Sacco di Milano, Consulente per la Santa Sede all’OMS, responsabile dell’ambulatorio post-covid dell’ospedale

Paolo Bonfanti, Primario malattie infettive all’Ospedale di Monza



Alberto Aronica, Medico, Fondatore della Cooperativa Medici Milano Centro e Presidente del Centro Studi Consorzio Sanità.

Francesco Galli, AD del Gruppo San Donato di Milano

Carlo Nicora, Direttore Generale Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia

Felice Achilli, Medico, Primario Cardiologo, ASST Monza, Fondatore e Presidente dell’associazione professionale Medicina e Persona

Marco Trivelli, Direttore Generale Welfare Regione Lombardia

Modera l’incontro Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà

LA SANITÀ IN LOMBARDIA: DA DOVE RIPARTIRE?

È innegabile che la Lombardia nel corso della pandemia Covid-19 sia stata la Regione più colpita dal coronavirus sotto ogni profilo possibile: vittime, contagi, terapie intensive, tra i mesi di febbraio e maggio il territorio lombardo che da solo vale la gran parte del PIL italiano (assieme a Veneto e Emilia Romagna) ha sofferto più di tutti in Italia e tra le regioni europee maggiormente in sofferenza pur partendo da uno dei sistemi sanitari più sviluppati e ricchi dell’Unione Europea. Oggi l’incontro prova ad approfondire il rapporto tra la crisi Covid e il modello sanitario precedente, provando a far emergere errori e migliorie, ma sopratutto un piano concreto di rilancio dell’intero sistema della Sanità lombarda post-Covid-19. Nell’ultimo studio condotto dall’università Vita-Salute San Raffaele si è evidenziato come la Lombardia sia stata la regione italiana più colpita ma con la mortalità nella media europea: la Lombardia è tra l’altro uno dei pochi casi in cui la metropoli capoluogo, Milano, non sia stata investita in maniera rilevante dall’epidemia. Sempre per lo studio del San Raffaele si registrano tassi di mortalità inferiori alla regione stessa: Milano, dunque, ha resistito rispetto ad altre metropoli.



In una recente intervista al Sussidiario, il nuovo direttore generale della sanità in Lombardia Marco Trivelli, ospite oggi del Club, ha spiegato «In Lombardia, considerato il numero delle persone colpite dal Covid, la velocità del contagio, l’intensità e la concentrazione in pochissimi giorni di tante patologie così gravi, l’impegno è stato imponente, si è vista in atto una grande capacità di mobilitazione e di flessibilità da parte di tutti gli operatori sanitari alle prese con un fenomeno che deve essere ancora conosciuto». Nel pieno della crisi Covid-19 gli attacchi politici al sistema lombardo della Sanità sono stati moltissimi, con un gioco al “massacro” nel cercare di trovare un responsabile a tutti i costi: da Formigoni a Maroni, da Fontana a Gallera fino al sistema “misto” pubblico-privato che da anni il fiore all’occhiello della Regione Lombardia.

Ora, con l’emergenza più “frenata” è possibile iniziare a tracciare un bilancio, andando a scovare quegli elementi da dover cambiare assolutamente nella Sanità post-Covid e su quali punti forte invece insistere per ricostituire l’eccellenza lombarda. Un esempio su tutti – che sarà il fulcro dell’incontro odierno – arriva sempre da Trivelli con questa duplice considerazione: «le critiche rivolte al modello sanitario lombardo nel tempo saranno ridimensionate, perché si capirà la dimensione del fenomeno che ci ha colpiti», spiega il direttore generale del Welfare Lombardia indicando le nuove sfide e priorità, in vista soprattutto, dell’arrivo di una eventuale nuova ondata. «Bisogna lavorare sul doppio fronte dell’accoglienza ospedaliera e del monitoraggio territoriale e dall’altro far sì che medici ospedalieri e medici di base, per il bene del paziente che insieme vedono, da prospettive diverse e complementari, d’ora in poi si alleino e si parlino», conclude al Sussidiario il professor Trivelli.