Il “cobalto pulito” estratto per BMW in Marocco non è così tanto pulito: l’estrazione di questa materia prima non sarebbe sostenibile come si sostiene. La questione non riguarda la sostanza in sé, ma la sua estrazione. Infatti, da un’inchiesta giornalistica di Süddeutsche Zeitung, NDR, WDR, Reporterre e Hawamich, è emerso che i residenti locali, gli attuali ed ex dipendenti della miniera di Bou Azzer riferiscono di massicce violazioni a livello di salute e sicurezza per l’estrazione del cobalto, che finisce nelle batterie delle auto elettriche. Ma si parla anche di un diffuso inquinamento ambientale. Il sospetto è che molti bacini di raccolta intorno alla miniera di Bou Azzer possano contenere arsenico, che verrebbe rilasciato durante lo stoccaggio e la lavorazione del cobalto con l’acqua. Nei laghi secchi resterebbero residui che, quando piove molto, traboccano e si riversano in un piccolo fiume finendo persino fino all’oasi di Zaouit Sidi Blal a 7 chilometri di distanza.



I giornalisti hanno prelevato campioni d’acqua direttamente nella miniera e nell’oasi e li hanno fatti analizzare dal Centro Helmholtz per la ricerca ambientale di Magdeburgo. A Zaouit Sidi Blal, il contenuto di arsenico era di poco superiore a 400 microgrammi per litro d’acqua, dunque 44 volte il limite dell’OMS di dieci microgrammi. Nella miniera, la cifra era di quasi 19mila microgrammi. “Non ricordo di aver mai rilevato concentrazioni così elevate nei campioni d’acqua. I valori sono così alti che non possono avere un’origine naturale“, dichiara Wolf von Tümpling del Centro Helmholtz, come riportato da SZ. Dunque, c’è un’alta probabilità che la miniera sia responsabile della contaminazione da arsenico dell’intera valle.



COBALTO PER AUTO ELETTRICHE, VIOLAZIONI IN MAROCCO

Le case automobilistiche, però, avevano promesso di sforzarsi per creare catene di approvvigionamento sostenibili. Ad esempio, per le batterie è necessaria una grande quantità di materie prime, la cui estrazione danneggia l’ambiente e le persone. Oltre al litio, c’è appunto il cobalto, che finora proveniva in grandi quantità dal Congo, dove è stato documentato il lavoro minorile in alcune miniere. Le aziende, che vogliono presentare le auto elettriche come sostenibili non solo in termini di uso, ma anche di produzione, disattendono le aspettative. “Per noi, l’estrazione e la lavorazione eticamente responsabile delle materie prime inizia all’inizio della catena del valore. Siamo intensamente coinvolti nelle catene di fornitura delle celle per batterie, fino alle miniere di materie prime“, aveva dichiarato Ralf Hattler, responsabile degli acquisti indiretti di beni, servizi e materie prime di BMW.



In realtà, dipendenti ed ex dipendenti della miniera di Bou Azzer riferiscono che “quasi nessuno dei minatori indossa una maschera, non ce ne sono abbastanza per tutti“. Per Omar Oubouhou, sindacalista della Confederazione Democratica del Lavoro (CDT), queste condizioni nella miniera non sono cambiate fino ad oggi: “I lavoratori non sono informati sui rischi“. Gli effetti riguardano anche la salute. L’azienda che gestisce l’estrazione nella miniera di Bou Azzer però respinge le accuse, precisando che non viene rilasciato arsenico. I minerali di cobalto estratti dalla miniera conterrebbero solo arsenico non pericoloso, ma gli scienziati non sono d’accordo, soprattutto alla luce dei valori elevati rilevati nelle immediate vicinanze dei cumuli di rifiuti della miniera: “Presumo che ci sia ancora arsenico nel materiale dei cumuli di rifiuti“, afferma Wolf von Tümpling.

COBALTO NON “PULITO”? LA REPLICA DI BMW

BMW, interpellata da Süddeutsche Zeitung in merito a quanto scoperto dall’inchiesta giornalistica, ha spiegato di prendere “tutte le informazioni di questo tipo molto seriamente” e di aver ricevuto “documenti significativi” dalla direzione, come audit esterni e certificazioni relative a “sistemi di gestione della qualità, del lavoro e della protezione ambientale“. La causa automobilistica ha confermato che il produttore nega le accuse, assicurando che continuerà a “discutere con Managem sugli standard ambientali e sociali“. Inoltre, è pronta a chiedere contromisure immediate se necessario. Invece, Renault non ha fornito una risposta specifica ad un questionario, ma ha affermato in termini generali che la produzione di cobalto di Managem è stata certificata da varie iniziative o centri di prova.

La questione è rilevante in Germania, perché da gennaio 2023 è in vigore la legge sulla catena di fornitura, che obbliga le aziende a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro catene di valore. “Se si verificano violazioni o rischi in termini di standard ambientali o di sicurezza sul lavoro presso un partner contrattuale diretto, BMW deve intervenire in prima persona e fare in modo che l’operatore della miniera garantisca che gli abusi non si verifichino più in futuro“, ha dichiarato Stefanie Lorenzen, professore di diritto commerciale presso la Berlin School of Economics and Law.