Dalla “cancel culture” al Black Lives Matter fino al vedere razzismo praticamente dovunque: i tempi odierni, oltre al Covid, vedono sempre più stagliarsi all’orizzonte un “incubo” prodotto da atteggiamenti al più “politicamente corretti”. L’ultimo folle caso arriva da una delle compagnie più famose e ricche al mondo, la Coca Cola, simbolo del sogno americano e del capitalismo occidentale: “To be less white” – “essere meno bianchi” – è il senso del corso online a cui i dipendenti della Coca Cola Usa hanno dovuto sottostare.
Come riporta la Fox Business, la company di bibite più famose al mondo ha promesso un corso di formazione che esorta a cercare il più possibile di “essere meno bianchi” per poter meglio combattere la discriminazione razziale e lo stesso razzismo. Ci risiamo, una profonda coltre di “pol.corr.” che si afferma in maniera così forte da commettere lo stesso “peccato” che si prefigge di combattere: essere così anti-razzisti da diventare razzisti con i “bianchi”, gli “occidentali”. Questo accade nel quartier generale della Coca Cola, con casi precedenti molto simili anche a Google, Amazon e in altre “big” della Silicon Valley.
IL RAZZISMO “CORRETTO”
Stando alle diapositive mostrate dal corso della Coca Cola – mostrate dalla Fox e tradotte da Il Giornale – essere “meno bianchi” significa sostanzialmente essere “meno arroganti”, “meno sicuri”, “più umili” e in grado di scatenare quella “solidarietà tra i bianchi” che possa avvicinare il più possibile le diverse culture. I dipendenti della Coca Cola devono dunque «capire cosa significa essere bianchi, sfidando ciò che significa essere razzisti». Ora, che il suprematismo bianco instilli nei propri seguaci l’idea che bianco è “superiore” è cosa purtroppo vera, ma pensare che ogni singolo individuo occidentale-bianco-caucasico abbia intrinsecamente questa ideologia è profonda distopia: l’avvocato del Center for American Liberty Harmeet Dhillon ha pubblicato su Twitter alcune di queste diapositive “politicamente corrette” ma umanamente e culturalmente aberranti.
Inevitabili le polemiche negli States, con la Coca Cola costretta a spiegare alla Fox che tali diapositive «non fanno parte del programma di apprendimento dell’azienda. La nostra formazione globale Better Together fa parte di un piano di apprendimento per aiutare a costruire un ambiente di lavoro inclusivo. È composto da una serie di brevi vignette, ciascuna della durata di pochi minuti». Il rischio di discriminazione al contrario è da escludersi secondo la Coca Cola eppure è esattamente quanto successo: avere così paura di risultare tangibili di “razzismo” ai tempi della Cancel Culture e della lotta Black Lives Matter, rischia di portare a estremizzazioni al contrario come quelle qui sopra. Un morale appiattita e una libertà rattrappita: non esattamente il sogno americano che ricordavamo…