Il decreto legge n. 76/2020, vivendo la propria conversione tra il Senato e la Camera, è stato oggetto – come spesso accade – di nuovi aggiornamenti e implementazioni. Tra le varie modifiche in corsa, una è quella che viene apportata al Codice della strada. L’ufficio studi Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale) denota «le numerose e importanti novità» attraverso una cosiddetta introduzione «silenziosa» al pari di «una vera e propria ‘mini-riforma’ del Codice, con norme che vanno a risolvere delicate questioni applicative di precedenti provvedimenti normativi» (fonte Ansa).
Paradossalmente, consultando le nuove condotte previste, si può constatare come il loro atto pratico potrebbe gravare sull’intera collettività a tal punto di vedere un “peggioramento” del vissuto quotidiano rispetto a un’auspicata “semplificazione” (di cui lo stesso decreto porta il nome) sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. L’intento (tra le righe) è quello di poter favorire la mobilità dolce ossia quella nuova dote rappresentata da tutti quei mezzi introdotti soprattutto al termine del recente lockdown. Veicoli elettrici, aree pedonali, zone a traffico limitato (ztl) e scolastiche, strade ciclabili e altro ancora caratterizzano gran parte delle novità, ma, “silenziosamente”, si vede anche l’introduzione di modifiche sostanziali in ambito di stretta regolamentazione della viabilità, prima fra tutti la possibilità di poter installare autovelox fissi sulle strade di tutti i giorni ovvero quelle all’interno delle nostre città.
Se a queste, inoltre, vengono affiancati maggiori individui (vedi i dipendenti delle municipalizzate addetti alla pulizia della strada) dediti a poter rilevare (doverosamente) i mezzi in divieto di sosta o fermata, essere alla guida di un mezzo di trasporto appare un’impresa da “sorvegliato speciale”.
Sulla base dei molti elementi introdotti è lecito interrogarsi se, in una situazione d’emergenza come quella che il mondo sta vivendo, oggi, in Italia, fosse proprio necessario questo tipo di intervento. Tralasciando commenti di natura soggettiva, e invece approfondendo alcuni dati, la risposta è certa: ne vale sicuramente la pena. Una valenza che, nulla obiettando sulla natura del provvedimento, vede un potenziale economico (da non trascurare) per le casse dello Stato.
Vediamo i numeri: consultando la sezione “Parco Veicoli” dell’Aci si può facilmente constatare come – al 2019 – siano presenti 52.401.299 mezzi in circolazione. Di questi, le sole “Autovetture” ammontano a 39.545.232 mentre i “Motocicli” sono 6.896.048. Se a questi si aggiungono anche i cosiddetti “Autocarri trasporti merci” (4.178.066), l’incidenza complessiva di tutti coloro che si spostano, è pari all’88,62% rispetto all’intero complessivo.
Ovviamente, chi si trova alla guida, è già ampiamente edotto sui rischi sanzionatori in caso di violazione stradale, ma, da domani, “i rischi” potrebbero aumentare significativamente. Sulla base di questi numeri, se ci limitassimo a ipotizzare un elementare scenario rappresentato dalla mera sanzione per divieto di fermata e di sosta (art. 158 del Codice della strada), le cifre che lo Stato potrebbe incassare potrebbero raggiungere valori decisamente consistenti. Nei fatti, ancor prima dell’introduzione di questa nuova legge, ci si può facilmente rendere conto dell’intera portata in materia di “sanzioni amministrative pecuniarie per violazione del codice sulla circolazione stradale”. Consultando il bilancio finanziario della Ragioneria Generale dello Stato (rif. Allegato tecnico – Entrata – DLB 2020/2022), l’importo relativo alle “Previsioni assestate 2019”, è pari a 1.134.583.212 euro: una cifra già considerevole se contestualizzata al fabbisogno del Paese prescindendo dallo stato di emergenza.
È inutile e, allo stesso tempo, assai scontato sottolineare l’importanza della legalità e del “far rispettare la legge” con tutti gli strumenti possibili, ma oggi, soprattutto oggi, quanto i bisogni dei cittadini (assai già provati dalla pandemia) possono trovare soddisfazione attraverso l’introduzione di queste nuove norme?
In tutto questo, amaramente e a denti stretti, riscontriamo l’attualità di Ettore Petrolini attraverso una sua celebre citazione: «Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti». Prescindendo dallo stato di povertà dei singoli guidatori, i fatti sono questi. A tutti, viene rivolto un augurio di buon viaggio.