Di norma, d’estate in tv non ci sono mai particolari novità, ma repliche di film e programmi già visti. Raiuno, in controtendenza, manda invece in onda ad agosto la terza edizione di un programma originale come “Codice: la vita è digitale”, il giovedì fino al 3 settembre, alle 23:45. Ideato e condotto da Barbara Carfagna, insieme a Giuseppe Giunta, con la collaborazione di Massimo Cerofolini, diretto da Luca Romani, Codice è sicuramente il miglior programma di reportage sull’impatto delle nuove tecnologie, del digitale e dell’innovazione sulla vita di tutti noi.



Non c’è Paese del mondo in cui Barbara Carfagna non abbia viaggiato per andare a incontrare geniacci, startupper di successo, ricercatori, industriali. Tenendo conto che si tratta di un programma dedicato al pubblico di Raiuno, costituito in maggioranza di ultrasessantacinquenni con bassa scolarità, il programma costituisce un miracolo di equilibrio tra reportage e divulgazione, in quanto l’impegno più difficile per un giornalista/conduttore è spiegare le cose difficili con termini semplici.



Lo scopo è raggiunto innanzitutto grazie alla grande chiarezza espositiva della conduttrice, che al momento opportuno sa interloquire con le domande giuste. Va detto poi che la fotografia e le riprese sono di assai alto livello, così come il montaggio incalzante ma non oppressivo, che sa fare largo uso di eccellenti materiali di repertorio e di effetti speciali.

L’edizione del 2019 sta facendo un bel salto di qualità, perché si è liberata di una visione del reportage intesa come “arrivare per primi su qualunque novità”. Visione che in passato ha portato a una fama immeritata un simpatico geniaccio della robotica (Yroshi Ishiguro), che è stato capace di realizzare un robot del tutto simile a lui, con addirittura i muscoli del viso che si muovono a seconda di ciò che dice. Il che lo fa sembrare del tutto umano. Sicuramente un miracolo di integrazione tra informatica, robotica e cibernetica… ma pochi mesi dopo, proprio il grande albergo giapponese che aveva cominciato a metterne di simili al posto dei concierge, ha dovuto ritirarli, perché i clienti, una volta superato l’interesse della novità, sono rimasti delusi dalle inevitabili e limitate risposte pre-costituite, con tanti saluti alla cosiddetta Intelligenza Artificiale.



Caso ben più grave, nell’edizione 2018, è stato lo spazio dedicato alla teorie semplicemente aberranti della ricercatrice dell’ITT Maddalena Marini, che propone l’uso della stimolazione cerebrale per eliminare gli stereotipi di genere… roba che in confronto il dittatore di Orwell sembra uno scolaretto. Una può anche essere laureata ad Harvard e lavorare all’ITT, ma gli scienziati privi di etica sono sempre esistiti, e non si sente affatto il bisogno di dare loro un pulpito così importante. A una teoria così folle Barbara Carfagna avrebbe perlomeno dovuto contrapporre qualche dubbio, invece di sottomettersi di buon grado al test altrettanto folle della dottoressa. Questi sono gli errori in cui si incappa quando si è caccia di novità.

Nella serie di quest’anno nessuna di queste cose succede, in quanto ogni puntata affronta una tematica da diversi punti di vista, con interviste a personalità molto interessanti, come ad esempio il fondatore della Huawei, che abbiamo così potuto conoscere più da vicino nella sua notevole umanità. Nelle puntate andate in onda finora, disponibili su Raiplay, si è parlato di gioco e dell’interessante modalità della “gamification“, assai utile per insegnare, educare, formare divertendo. La seconda puntata ha trattato gli enormi progressi che l’Intelligenza Artificiale (in realtà è più che altro potenza di calcolo) sta già facendo fare a molti campi della medicina. La terza puntata è stata dedicata alla spiegazione dei sistemi complessi, come le più diverse applicazioni della blockchain o le smart cities interconnesse. Nella quarta puntata si è iniziato finalmente a porsi delle domande sullo strapotere dei grandi del web (i cosiddetti Gafa) e sulla loro capacità di dominare il mondo influenzando opinioni e scelte anche di carattere politico.

Unico neo rimasto dalle serie precedenti, è la presenza del futurist (chissà perché poi in inglese, mah), un nerd gesticolante, vestito alla Matrix, con orecchino d’ordinanza e qualche problema con l’italiano. Quando dice parole-chiavi, dimentica che le parole composte non si declinano. Forse messo lì pour epater les bourgeois del pubblico di Raiuno, ma non ce n’era affatto bisogno, anzi, abbassa un po’ il livello delle puntate. Su tutto regna Barbara Carfagna, sempre inappuntabile, chiara, elegante e molto ben truccata, che deve aver pure scovato in qualche parte del mondo un metodo per restare giovane e bella. Eppure è noto che ama passare le notti al montaggio: chapeau.

Per chi desidera approfondire ulteriormente, sul canale Youtube della Rai sono disponibili le interviste integrali in lingua originale. Rimane la proposta che lanciai l’anno scorso, di realizzare un sito ad hoc con approfondimenti e blog, ma mi rendo conto che è già un miracolo aver realizzato un programma per la tv generalista così perfetto. Potrebbe essere uno spunto da girare alla nuova Direzione dell’Area Digital della Rai.