Coez e il nuovo singolo “Essere liberi”: ecco com’è nato
Coez tra gli ospiti dell’evento musicale “Radio Zeta Future Hits live“, il primo festival dedicato alla cosiddetta «Generazione Zeta», i nati tra la fine dei 90 e i primi dieci anni del 2000 trasmesso dalla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il rapper presenterà il nuovo singolo “Essere liberi” che ha raccontato così dalle pagine di Tv Sorrisi e Canzoni: “l’ho scritto subito dopo aver appreso del rinvio del tour. Nel frattempo scoppiava la guerra, c’era un po’ di confusione generale, era un periodo non troppo felice. Però, allo stesso tempo, volevo che non fosse un pezzo disperato, ma una cosa del tipo “ripigliati, datte ’na mossa”. Quando dico che dobbiamo allenarci a stare soli, intendo che nella vita ci sono dei momenti in cui dobbiamo farlo e dobbiamo riuscire a starci bene. Per come la vedo io, è un pezzo motivazionale”.
Non solo, il singolo che lancia anche il “Volare Tour” vede alla produzione Sick Luke & Sine. “So fare anche strofe fantastiche” ironizza Coez “ma la roba del ritornello mi è sempre piaciuta. Senza un ritornello la canzone non c’è”.
Chi è Coez? “Nei miei dischi mille sfaccettature”
Coez è uno degli artisti di maggior successo degli ultimi anni. Le sue canzoni hanno conquistato critica e pubblico che lo etichettano come “cantautore e rap”. Alla domanda come si definisce, il rapper ha replicato “fatico molto a definirmi. Alla fine, quello che sono nella musica l’ha scelto la gente. In ogni disco ci sono mille mie sfaccettature, i miei pezzi preferiti non sono quasi mai quelli più di successo. Ormai faccio una specie di scissione fra il Coez che tutti vogliono e quello che piace più a me. Non che l’altro non mi piaccia, ma l’equilibrio, spesso, è davvero complicato”.
Il rapper è stato travolto dal successo, ma non ne ha avuto paura. Durante una intervista rilasciata a Vanity Fair ha precisato: “la cosa è importante è cosa voglio io, so di aver fatto un disco che ha cose che verranno comprese di meno, ma poi alla fine la cosa che importa di più è essere contenti di quello che si fa. E non sempre chi fa successo è contento della musica che sta facendo. Io lo sono. Essere contento di quello che faccio è il mio dopo. Vengo da anche una famiglia umile, ho fatto successo, ho comprato casa per me, per mia madre, ho capito che nella mia famiglia non ci sarebbero stati più problemi economici e le mie scelte non sarebbero state più per loro ma probabilmente per me. Ora devo pensare solo a me. E questa cosa, se non l’hai fatta per tanti anni, uno scompenso lo crea”.