Il Partito democratico ha ancora tanta strada da fare, ma il problema è che non c’è «un orientamento abbastanza chiaro e coerente» verso le priorità. Lo afferma Sergio Cofferati, ex europarlamentare dem che torna, ma «senza nessuna ambizione che non sia quella di dare una mano». Tornato nel partito a settembre, con il nuovo corso del Pd, Cofferati mette in guarda in vista delle Europee, «un voto mai così importante per il nostro Paese». Insieme alle Amministrative, saranno un banco di prova complesso. «È vero che di cambi radicali in tempi brevi non ne ho mai visti, ma l’indicazione della rotta conta. E quella la si vede negli atti concreti, nelle persone che scegli, nelle proposte politiche», spiega a Repubblica. Ecco, in tal senso il partito guidato da Elly Schlein non è ben messo. «Si dovrebbe, potrebbe fare molto di più, e meglio. Se l’orizzonte è quello del voto europeo, mi colpisce si continui a non parlare abbastanza nel merito dei temi».



La comunicazione deve essere chiara. Ad esempio, per Cofferati bisogna «cambiare i trattati, superare l’obbligo all’unanimità nei voti su alcune materie, che in Europa porta spesso al blocco operativo». Ma non nella direzione auspicata da destre e sovranità: «Torniamo a camminare nella direzione indicata dai padri fondatori, se riduci la discussione alle candidature fai poca strada». Per quanto riguarda l’eventuale candidatura di Elly Schlein, per l’ex europarlamentare del Pd commetterebbe un errore. «Sbaglierebbe a farlo, non sarebbe utile. Lei ha un ruolo che la impegna fortemente in Italia, candidandosi farebbe delle Europee una contesa prodotta, guardata, giudicata in virtù degli equilibri politici italiani». Per Cofferati farebbe un favore al governo: «È quello che vuole Meloni, non è quello che serve all’Europa».



COFFERATI AVVERTE CONTE “APPROCCIO LIMITANTE”

Nel campo dell’opposizione, la leadership è contesa dal M5s. Secondo Sergio Cofferati, il campo progressista ha «un approccio molto limitante». La priorità anche di Giuseppe Conte deve essere quella di lavorare ad un’alternativa con convergenze su grandi temi. Invece, si fa esattamente l’opposto: si cercano temi che dividono, «quando il momento del Paese purtroppo offre vari fronti di lotta politica. Dalle crisi industriali in giù». Nell’intervista a Repubblica, l’ex europarlamentare dem ammette che il Pd deve fare di più anche sul lavoro. «La vicinanza con i lavoratori è importante ma non basta. Quello sulle politiche industriali è forse uno dei ritardi più gravi di questo governo. Le crisi vanno affrontate come occasioni per rilanciare, rinnovare, in questo caso neanche si difende quello che c’è». Ad esempio, riguardo la crisi dell’ex Ilva, le ragioni sono note, così come si sapeva come sarebbe andata con l’accordo con ArcelorMittal, «interessato alla fetta di mercato e non alla produzione». Ora la strada da percorrere è portare l’azienda nelle mani pubbliche, poi serviranno investimenti su sostenibilità ambientale e innovazione, per renderla competitiva sul mercato. «Solo dopo – aggiunge Cofferati – si potrà andare alla ricerca di soci privati che possano contribuire al cammino futuro dell’azienda».



Il problema è che il governo non è capace di farlo. «Le scelte politiche di questo governo sono sconfortanti. Anche perché cadono in una circostanza temporale in cui l’Europa è a disposizione come non mai dei paesi in cerca di risorse, con possibilità che in un passato recente non c’erano. Ecco perché dico si può fare di meglio, anche dall’opposizione». Il Pd dovrebbe avere politiche forti e innovative già pronte. Invece, in questa fase rischia di «esaurirsi nella discussione su equilibri interni, candidature possibili, o ancora peggio nei rapporti di forza tra territori e territori come succede anche in Liguria». Nonostante tutte le difficoltà del Pd, Cofferati non si è pentito di essere tornato: «Le ragioni che mi hanno riportato nel partito ci sono ancora tutte, ho il tempo e l’esperienza per potermi mettere a disposizione. Se serve, ci sono, e sia chiaro che non sono in cerca di candidature».