La sentenza che nei prossimi mesi la Corte Costituzionale dovrà stabilire sul cognome paterno automatico per i figli, potrebbe cambiare realmente la storia della nostra Costituzione: il 14 gennaio è successo qualcosa di assai insolito all’interno della Consulta, dato che un dossier fermo in Parlamento da anni è stato “auto-sollevato” dai giudici togati per colmare un vuoto normativo.



Ad oggi la legge italiana impedisce ad una coppia non sposata di dare di comune accordo al figlio il solo cognome materno e su questo la Corte Costituzionale avrebbe dovuto pronunciarsi sulla legittimità sollevata: ora però il tema si amplia ed è notizia di ieri dalla stessa Consulta che prenderà in esame l’articolo del codice civile che prevede l’attribuzione del cognome paterno “automatico” nel caso di genitori non sposati. La questione pregiudiziale era stata sollevata rispetto al caso affrontato dal Tribunale civile di Bolzano ormai cinque anni fa: la Corte aveva sollecitato un intervento del legislatore per riformare in maniera organica «secondo criteri finalmente consoni al principio di parità la questione del cognome da attribuire ai figli».



IL COMUNICATO DELLA CONSULTA

Il dossier si è però arenato in Parlamento e così ieri la Consulta ha deciso di prendere in esame la legittimità, tramite procura che è talmente inconsueta che quasi sempre si è conclusa nel passato con bocciatura delle norme esaminate (spiega la collega Errante sul Messaggero, ndr). Dopo lunga Camera di Consiglio ieri 14 gennaio i giudici della Corte Costituzionale hanno deciso che per pronunciarsi sul caso di Bolzano dovranno partire dalla base del “problema”: «quel passaggio che prevede, nel caso di figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti contemporaneamente da entrambi i genitori, l’ attribuzione del cognome paterno potrebbe avere fatto il suo tempo». Le motivazioni giungeranno nelle prossime settimane, mentre per una sentenza finale potrebbero volersi diversi mesi: l’iter però sembra ormai annunciato e “scontato”, e pure il suo esito potrebbe essere indirizzato visto il giudice relatore scelto, Giuliano Amato. Come ricorda ancora il Messaggero, l’ex Premier è lo stesso che nel 2016 aveva sentenziato contro l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, dichiarandola «incostituzionale in presenza di una diversa volontà dei genitori».

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