La task force guidata da Vittorio Colao con 22 esperti su economica e risorse per il Paese è chiusa definitivamente: lo ha spiegato lo stesso super-manager nella lunga intervista oggi sul Sole 24 ore dove ha specificato, ringraziando il Governo, che ogni membro del Comitato rimane a disposizione, qualora interessasse, ai singoli Ministeri per le varie aree di competenza. Ma quella task force che era stata nominata per formare un piano strutturale per la fase 3 dell’emergenza coronavirus ora non c’è più: «Il nostro non è un piano, ma una strategia, una visione, con 102 proposte concrete di cui abbiamo condiviso anche i dettagli», spiega Colao il giorno dopo aver presentato il proprio lavoro al cospetto del Governo agli Stati generali dell’economia a Villa Doria Pamphilj. «Ora però a stilare un vero piano spetta al Governo», ribadisce il manager ex n.1 Vodafone che dopo questo ultimo incontro torna così nella sua Londra.
Al netto delle dichiarazioni di rito che giustamente Colao tributa a Conte e alla squadra dei Ministri («i ministri ci hanno ancora una volta dimostrato un grande coinvolgimento dopo aver lavorato con noi anche il 2 giugno, anche di notte, anche nei weekend»), il Corriere della Sera riporta di una certa freddezza che ci sarebbe stata invece agli Stati generali ieri davanti al Premier Conte «Il manager ritiene che un piano di rinascita economica, adotti o meno i suoi suggerimenti, abbia bisogno di una regia unica, verticistica, e che non vada lasciata al normale, e spesso disfunzionale, coordinamento fra uffici e ministeri. Una sorta di cabina di regia con un capo, qualcosa che ha certamente fatto storcere il naso ai politici presenti».
IL PIANO DI COLAO E L’AMMONIMENTO AL GOVERNO
Nel corso dell’intervista al Sole 24 ore Colao punta invece decisamente l’attenzione su cosa serve ora al rilancio dell’Italia dopo la presentazione del “piano Conte” dal titolo “Progettiamo il Rilancio”: le parole “chiave” sono impresa e lavoro, investimenti, digitalizzazione, formazione, ma il messaggio è deciso sul Governo «Dobbiamo approfittare di questa occasione per trasformare i costi in investimenti, ammodernare il Paese, migliorarne l’equità». Per Colao «sicuramente l’impresa e il lavoro sono l’urgenza su cui intervenire per rilanciare l’economia. Noi non torneremo al 2019 se l’impresa e il lavoro non saranno sostenute e potenziate con misure concrete».
Per poter realizzare questo “piano”, occorre avere una PA molto più veloce e digitalizzata «sbloccare gli investimenti fermi, attivare quelli finanziabili con fondi europei, far ripartire il turismo, cominciare a investire sulle competenze che serviranno a generare innovazione in Italia». Altro spunto decisivo per Vittorio Colao è la formazione che occupa parte consistente del suo piano da 102 proposte: «le persone sono l’aspetto più importante, non solo agli altissimi livelli delle organizzazioni, ma a tutti i livelli […] Il mio suggerimento a tutte le imprese, a prescindere dal Covid, è digitalizzare e assumere laureati, anche neolaureati, che possano portare l’innovazione in azienda». Incentivare il tutto da parte del Governo potrebbe essere una buona idea secondo Colao, ma ammonisce «potrà farlo, ma bisogna far crescere il peso degli occupati superqualificati».