Dopo il successo di Musica leggerissima, il duo Colapesce Dimartino ha bissato al Festival di Sanremo con Splash, che oltre a portare i premi Mia Martini della critica e Lucio Dalla della sala stampa, è un successo anche in radio. Ma azzeccata è stata anche la scelta di proporre una versione di Azzurro con Carla Bruni nella serata delle cover. «È una canzone che rimanda alle gite che facevo con i miei nonni. E a quando la cantavo con gli scout», racconta Colapesce a Famiglia Cristiana. Invece, Dimartino ritorna ai suoi pomeriggi a giocare a calcio, «con il prete del paese che era una persona molto in vista, a cui, a seconda delle giornate, andavi a confidare delle cose tue oppure ne avevi soggezione».
L’idea dei due artisti era quella di cantarla sul palco dell’Ariston con i detenuti del coro di San Vittore. «Sembrava un’idea potente per dare voce a chi vive in carcere», spiega Dimartino. Colapesce ha spiegato perché non è stato possibile: «Avremmo dovuto chiedere un permesso almeno quattro mesi prima e non eravamo più in tempo». Invece, la frase della loro nuova canzone “Io lavoro per non stare con te” è uno spunto di riflessione: Dimartino la definisce una frase per sottolineare il peso delle aspettative, mentre Colapesce ricorda che c’è tanta gente con doppi e tripli lavori che di fatto «disintegrano il rapporto di coppia».
IL FILM, LA SICILIA E LA BUONA NOVELLA DI DE ANDRÈ
Dopo l’esperienza Sanremo, Colapesce Dimartino debuttano al cinema con “La primavera della mia vita”, film di cui sono attori e sceneggiatori e per il quale hanno curato la colonna sonora. Il primo lo definisce un viaggio attraverso la Sicilia e rivela che ci saranno Roberto Vecchioni, Brunori Sas e Madame, mentre l’altro membro del duo evidenzia come in Sicilia tutto possa accadere ed anche questo traspare dal film. Nell’intervista a Famiglia Cristiana parlano anche della cattura di Matteo Messina Denaro. «Pure a noi sembra strano che sia stato catturato a casa sua», dicono, pur riconoscendo l’importanza dell’arresto. Infine, indicano tra i loro dischi preferiti La buona novella di Fabrizio De Andrè. «Dopo oltre 50 anni suona ancora benissimo, ha una qualità di registrazione altissima», osserva Colapesce, svelando di piangere ogni volta che ascolta Il sogno di Maria perché gli sembra di sentire il suono dell’incenso. Invece Dimartino evidenzia i testi «incredibili». Riguardo la canzone citata dall’amico, ritiene che descriva «la Sacra Famiglia con una verità che solo De Andrè poteva concepire».