Colapesce e Dimartino

hanno portato sul palco del teatro Ariston, in occasione del Festival di Sanremo 2021, un brano di Franco Battiato, intitolato “Povera Patria” e dal testo profondo e impegnativo, tipico delle canzoni scritte dal Maestro. Loro sono cresciuti sin da bambini con la musica di Battiato e Battisti, come hanno rivelato nei giorni scorsi in diretta a “Storie Italiane”, e immancabilmente non poteva mancare un omaggio alla musica degli anni Ottanta in occasione della serata delle cover.



Intonati, sul pezzo e affiatati, le loro voci hanno tracciato note di poesia, confermando quanto il capolavoro di Battiato possa fare emozionare chi lo ascolta: gli stessi artisti si sono abbracciati con gli occhi inumiditi dalle lacrime al termine della loro performance. Il Festival di Sanremo è anche questo: trasparenza e genuinità, elementi di cui, mai come in questo momento, si avverte un disperato bisogno. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



Colapesce e Dimartino, cover Povera Patria

Colapesce

e Dimartino scelgono Povera patria come brano da reinterpretare durante la serata delle cover. A differenza di altri, loro saranno soli: nessun artista è stato convocato per il consueto duetto; nemmeno Franco Battiato, a cui appartiene la paternità della canzone. A proposito di Battiato, i due assicurano di non aver pensato a una sua canzone solo perché anche lui è siciliano. Il loro legame con l’artista, infatti, va oltre le origini in comune: “Sarebbe stato lo stesso anche se fossimo stati bergamaschi”, precisano, in un’intervista del 2 marzo a Open. Secondo loro, Battiato ha spostato gli schemi della musica italiana, perciò non potevano non omaggiarlo. I due, d’altronde, si propongono di fare più o meno la stessa operazione con Musica leggerissima, brano diverso dagli altri presentati a Sanremo che ha buone possibilità di emergere proprio per via delle sue sonorità particolari. Povera patria, uscito ‘ufficialmente’ nel 1991, “è dentro al tempo ma in qualche modo anche fuori. Ha parole semplici e feroci per descrivere situazioni al limite”. Così anche la loro canzone, che rievoca atmosfere anni Ottanta pur presentando un testo audace, ricco di metafore. “Non cambierà. Sì che cambierà, vedrai che cambierà”, canta Battiato. Lo fa chiedendosi “quello che oggi ci stiamo chiedendo tutti: cambieranno le cose?”. Povera patria, insomma, è “un classico, di una ferocia puntuale ma senza puntare il dito ed essere giudicante. Una questa preghiera laica che esplode in un finale di ottimismo”.

Colapesce e Dimartino, la loro Musica leggerissima presenta sonorità già sentite

Dati per favoriti sin da prima dell’inizio di questo Festival, Colapesce e Dimartino hanno smentito i pronostici con il nono posto ottenuto loro malgrado nella classifica della prima serata. Musica leggerissima non è stato gradito dalla giuria demoscopica, anche se non si esclude un ribaltamento del risultato da domani fino a sabato. A gara non ancora iniziata, Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino – questi i loro nomi all’anagrafe – erano dati primi dai bookmaker insieme a Francesca Michielin e Fedez, che invece hanno mantenuto la loro posizione di vantaggio piazzandosi al quarto posto. Al pubblico a casa, la loro Musica leggerissima deve aver ricordato i Righeira, Alan Sorrenti e le estati in spiaggia passate a canticchiare i loro successi col sottofondo di una chitarra. Presenti rimandi anche ai Maria Bazar e agli Empire of the Sun: l’inizio della loro canzone ricorda tantissimo quello di We are the People, uno dei brani più di successo del duo australiano. Riusciranno a convincere quella fetta di pubblico già ampiamente abituata a musica di questo tipo?