La regione di Akkar, in Libano, sta affrontando un’improvvisa e devastante epidemia di colera. Dopo che questa malattia era scomparsa dal Paese per trent’anni, ha fatto ritorno a sta colpendo con grande forza. Come analizza il quotidiano francese Libération, il Libano è flagellato dall’assenza di uno Stato pienamente operativo e dalla presenza di corruzione, con il risultato che è stata intaccata la rete di acqua potabile.
Nei giorni scorsi, due diciassettenni sono morti in appena tre ore, cioè il tempo che è occorso per raggiungere l’ospedale percorrendo le strade dissestate di Akkar, in Libano. Lo ha spiegato al quotidiano Libération un’infermiera, denunciando come le autorità non hanno ancora provveduto a rimettere in sesto le strade. E mentre ancora non preoccupa la quantità di medicinali a disposizione, gli ospedali sono già in sofferenza per il numero di pazienti che continua ad arrivare e per il personale sempre più esiguo a disposizione. Secondo quanto riporta Libération, le autorità hanno comunicato ufficialmente 521 casi e 16 morti, ma i numeri potrebbero essere molto diversi se si considerassero alcuni casi “sospetti” ed esclusi dai conteggi istituzionali. Il governo del Libano, uno Stato in bancarotta, sta ora pensando a una campagna vaccinale con 600.000 dosi ricorrendo alle scorte internazionali.
Colera in Libano, tra risorse idriche allo stremo e autocisterne contaminate
Epidemia di colera in Libano, secondo il quotidiano Libération la causa di questo focolaio potrebbe essere localizzata al confine con la Siria e trovare una spiegazione con gli spostamenti delle famiglie siriane-libanesi. Questa zona limitrofa della Siria sta infatti affrontando la siccità dell’Eufrate, costringendo la popolazione a dipendere da risorse di acqua contaminata. Secondo una donna sentita dal quotidiano, delle autobotti si alimentano nei pressi di un lago. La situazione del governo ha gravemente danneggiato le risorse idriche e anche quelle igienico-sanitarie del Libano.
Gli abitanti della regione di Akkar e delle altre zone hanno soltanto tre opzioni a disposizione per rifornire le proprie scorte di acqua: acquistare delle bottiglie, che però hanno visto il prezzo aumentare di 20 volte dalla crisi del 2019; costruire un pozzo illegale e affidarsi alla speranza che l’acqua così raccolta non sia contaminata; riempire taniche e serbatoi dalle autocisterne che percorrono tutto il Paese. Chi fornisce l’acqua alle autocisterne, però, ha il controllo sulla qualità di ciò che vendono, come sottolinea il quotidiano Libération.