Per l’assistenza familiare, il decreto flussi prevede l’ingresso di 9.500 immigrati non comunitari l’anno per il biennio 2023-25: al momento sono però già arrivate 112mila richieste. Come reso noto da Domina, associazione dei datori di lavoro domestico, sarà possibile presentare le domande fino alla fine del 2024: nei primi giorni di apertura, però, le domande arrivate per il solo settore dell’assistenza sono state oltre dieci volte quelle consentite. Considerando tutti i settori, infatti, le domande inviate sono state oltre 690 mila: 151 mila gli ingressi consentiti.



Lombardia e Lazio sono le Regioni a cui spetteranno le quote maggiori: si parla rispettivamente del 14,9% e del 14,4% del totale nazionale. La Campania avrà una quota di meno di 1.000 lavoratori (10,2% del totale). In fondo alla classifica troviamo Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Molise, con meno di 100 lavoratori ciascuno. Come spiega ancora l’Ansa, la Lombardia in Italia rappresenta quasi un quinto dei lavoratori domestici: dunque la ripartizione appare lievemente sotto-dimensionata. Sovra-rappresentata, invece, la Campania, che ha ottenuto il 10,2% delle quote 2024 nonostante abbia solo il 5,6% dei lavoratori domestici in Italia.



Colf e badanti straniere: “La quota di 9.500 lavoratori è irrisoria”

Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, spiega: “L’ingresso di lavoratori immigrati nel settore domestico rappresenta una necessità improrogabile visto l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti sociali e culturali in corso, che hanno portato ad un forte aumento dei bisogni di cura e assistenza. Già nel 2020, subito dopo il lockdown, le parti sociali del settore del lavoro domestico avevano inserito questo punto nella piattaforma programmatica per il settore”. L’introduzione di una quota specifica è solo un primo passo. Per Gasparrini però “i numeri dimostrano però che la quota di 9.500 lavoratori è irrisoria, dato che in pochi giorni le domande presentate sono state più di dieci volte di più”. Dunque, i numeri previsti dal decreto flussi non sarebbero adeguati per far fronte alle reali richieste provenienti dal mercato.

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