A chiudere il caso è stato il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, quando ieri ha dichiarato all’Ansa che “non c’è alcuna polemica con il presidente Mattarella, che ha il pieno rispetto mio e della Lega, che è il garante della Costituzione e che ripudia la guerra a differenza del presidente francese Macron”.



Era stato un tweet del sen. Claudio Borghi (Lega), il 2 giugno, a scatenare la polemica: “Se il Presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione Europea invece dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso”. Il motivo? Le parole inviate da Mattarella ai prefetti in occasione della Festa della Repubblica: un invito a riflettere sulle “ragioni che animano la vita della nostra collettività, inserita oggi nella più ampia comunità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità”.



Ieri mattina Marzio Breda, autorevolissimo quirinalista del Corriere della Sera, ha offerto la versione del Colle. Il messaggio è importante: “Molto rumore per nulla”, è l’attacco dell’articolo. Che però non contiene solo la cronaca, perché Breda riporta l’articolo 11 della Costituzione, chiosando: “ecco come è nato il nostro ingresso nell’Europa. Una partecipazione che nel tempo si è tradotta – per noi come per gli altri Paesi membri – in cessioni di quote di sovranità decise liberamente”.

Ma è poche righe dopo che emerge il concetto chiave. Breda infatti commenta che la sovranità europea è quella “che per fortuna ci tiene lontani dal concetto di Stato-Nazione dal quale hanno avuto origine le due guerre mondiali”. Una lettura che rispecchia fedelmente, non c’è dubbio, il pensiero di Mattarella.



Ecco le osservazioni di Mario Espositoordinario di diritto costituzionale nell’Università del Salento e docente alla LUISS di Roma.

Professore, per dirla con Nanni Moretti in Palombella rossa, “le parole sono importanti!”. Forse lo è anche questa, “sovranità”. Cos’è la sovranità? Quella dell’art. 1 della Costituzione, per capirci.

Dal punto di vista giuridico-costituzionale è certamente una parola molto importante. Il concetto di sovranità, come assunto nell’art. 1 Cost. – che parla di “appartenenza”, non di semplice attribuzione –, designa la somma dei poteri e delle situazioni giuridiche soggettive, individuali e collettive, attraverso il cui esercizio è nato, si conserva e si sviluppa lo Stato italiano come Repubblica democratica fondata sul lavoro.

E il richiamo di Mattarella alla sovranità europea contenuto nel messaggio ai prefetti?

Devo ritenere che il Presidente della Repubblica, ponendo enfasi sulla “consacrazione” della “sovranità dell’UE” come effetto delle prossime elezioni, abbia inteso richiamare gli elettori all’importanza dell’esercizio del voto, piuttosto che far discendere dall’espressione della volontà popolare l’effetto di attribuire all’Unione Europea il predicato della sovranità.

Perché escluderebbe questa ipotesi?

Perché nessun’altra entità, all’interno o all’esterno dello Stato, può legittimamente assumere tale qualificazione.

Eppure non c’è stata verso l’UE una “cessione” di sovranità? La nostra “partecipazione” all’UE ex art. 11 Cost. si è tradotta, leggo sul Corriere, in “cessioni di quote di sovranità decise liberamente”. Le risulta?

No, non mi risulta. È una formula scorretta. In senso tecnico, cessione di sovranità significa trasferimento ad altro soggetto, che ne diviene titolare, laddove l’art. 1 Cost. attribuisce al popolo sia la titolarità, sia l’esercizio della sovranità e solo con riferimento all’esercizio introduce il concetto di forme e limitazioni, fermo restando che “la sovranità appartiene al popolo” e dunque non è cedibile. Nessuna cessione di sovranità è autorizzata dalla nostra Costituzione, quale che ne sia l’ipotetica fonte.

Allora cosa è avvenuto nel processo di integrazione europea?

Nel processo di integrazione noi siamo andati avanti a colpi di legge ordinaria, come ho già avuto modo di illustrare anche su queste pagine: abbiamo introdotto soltanto limitazioni e solo in favore di organizzazioni internazionali “necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni”. Farei tre rapide notazioni.

Prego.

La prima è che le “limitazioni di sovranità” sono un chiaro riferimento applicativo del principio di ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Si deve percorre la via degli accordi.

La seconda?

Riguarda l’“ordinamento necessario ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni”. La norma costituzionale fornisce in realtà un’indicazione circa il modo di ordinare le relazioni internazionali, e non già un riferimento alla partecipazione ad una qualche organizzazione internazionale.

Però l’art. 11 si conclude dicendo che l’Italia “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

È la terza osservazione. L’art. 11 affida allo Stato il compito di promuovere le organizzazioni internazionali volte al suddetto scopo di ordinamento. Siamo ben lontani da fattispecie di “cessioni” o rinunce, delle quali si continua a parlare con grande approssimazione. Si tratta invece dell’assunzione di un impegno – in condizioni, non dimentichiamolo, di parità e reciprocità con gli altri Stati – a lasciare spazio, nel nostro ordinamento sovrano, alle attività e agli atti giuridici compiuti da questi organismi di carattere cooperativo. Essi rientrano nel mandato che ad essi l’Italia può conferire proprio in forza dell’autorizzazione costituzionale contenuta nell’art. 11.

Vale anche per l’Unione Europea?

L’UE risulta costituita come strumento per l’esercizio in comune, da parte degli Stati membri, di poteri attinenti alle materie lasciate alla sua competenza e perimetrate dalle corrispondenti limitazioni di esercizio singolare da parte degli Stati. Questo, beninteso, al fine di perseguire gli scopi di pace e giustizia di cui allo stesso art. 11.

Perché questa sottolineatura?

Perché non si dovrebbe poter intaccare il nucleo identitario nazionale dei principi supremi di cui parla la Corte costituzionale e che, ovviamente, concerne anche la titolarità e l’esercizio dei diritti politici.

La sovranità europea, ci dice ancora il Corriere, ma è opinione ampiamente diffusa, “per fortuna ci tiene lontano dal concetto di Stato-nazione dal quale hanno avuto origine le due guerre mondiali”. Le sue osservazioni?

Mi pare una “sovrainterpretazione” del giornalista: sarebbe paradossale che, nell’ambito di un messaggio presidenziale ricco di riferimenti alla storia nazionale e ai valori costituzionali quali elementi di unità nazionale che proprio il Capo dello Stato rappresenta, si volesse sottendere una considerazione negativa dello Stato-nazione…

Ne è sicuro?

L’art. 11 della Costituzione individua proprio nelle “nazioni” il soggetto dei rapporti di pace e di giustizia.

Ma allora a che serve veicolare sui media un concetto di sovranità “liquido” e surrettiziamente lontano da quello scritto in Costituzione?

Faccio solo notare un paradosso: la sovranità, quando viene riferita ai popoli e alle nazioni, diventa sovranismo populista o nazionalista, mentre quando è attribuita prospetticamente all’UE assume un connotato sacrale, di sapore teocratico.

(Federico Ferraù)

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