Nell’epoca del distanziamento indotto dalle norme anti-Covid si può rimanere vicini, molto vicini, a chi vive nel bisogno. Per esempio partecipando alla Colletta Alimentare, che anche quest’anno chiama le persone a un gesto di solidarietà facendo la spesa per i poveri e aiutando così a mangiare oltre due milioni di persone raggiunte ogni giorno dagli 8000 enti caritativi convenzionati con il Banco Alimentare. Stavolta sarà una Colletta “dematerializzata” perché le misure di sicurezza impediscono di maneggiare cibo, scatoloni, volantini e tutto ciò che fa parte di una coreografia divenuta ormai familiare a milioni di italiani.



Le circostanze impongono un cambiamento della forma: dal 21 novembre all’8 dicembre si potranno comprare card di diversi importi alle casse dei supermercati aderenti all’iniziativa o direttamente sul sito del Banco Alimentare, e invitare amici, colleghi o parenti a fare altrettanto. Perché “la vita non si ferma”, come recita il titolo dell’incontro proposto dal Banco e dal Centro Culturale di Milano e coordinato da Camillo Fornasieri. La vita urge, ma servono ragioni per tenerla in piedi, e Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare, le ha proposte: la consapevolezza che nessuno si salva da solo e una generosità che nasce dal cuore di ogni persona ma che va educata perché non si riduca a un fuoco fatuo, “imparando” dalla carità cristiana cosa significa la frase di don Giussani scelta come leit-motiv dell’edizione 2020 della Colletta: “La gratitudine genera operosità”.



Una operosità che ha l’ambizione di cambiare un pezzo di società a partire dal cambiamento di chi ne è protagonista, e che contribuisce a un cambio di mentalità. Ne è molto convinto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, che rilancia un passaggio emblematico dell’enciclica Fratelli tutti in cui Papa Francesco ricorda che la solidarietà è un modo di fare la storia a partire dai piccoli gesti. “La solidarietà è un bene che si diffonde per combattere il male che ha il volto della pandemia, la Colletta ci aiuta in questo combattimento”. 

Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, si misura tutti i giorni con una forma di povertà non meno grave di quella alimentare, quella sanitaria, frutto avvelenato della crisi economica che stiamo vivendo. E anche lei constata che in mezzo alla negatività ci sono sempre delle positività, punti di luce ai quali guardare quando si è mossi da quell’inquietudine che ogni persona prova quando incontra chi vive nel bisogno. Al fondo del clima di incertezza e di paura che la pandemia ha accentuato, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, legge una “insicurezza esistenziale” che nessuna normativa può cancellare, così come non basta un tampone negativo per eliminare la paura di contrarre il virus. “Eppure nel cuore di ognuno di noi abita una tensione al bene, un desiderio di felicità per se stessi e per gli altri che non si accontenta del quieto vivere, un desiderio a cui va stretta la logica del ‘si salvi chi può’. Guardando il bisogno dell’altro scopriamo il bisogno che c’è dentro di noi, per questo siamo aiutati a capire che l’altro è un bene. La Colletta Alimentare è un’occasione per sperimentare quella promessa di cambiamento che ci fa sentire uomini veri”.



(Giulio Poccargio)