L’iniziativa della Colletta alimentare non è beneficienza, è un atto di responsabilità verso i giovani e il loro futuro e può essere anche un percorso educativo. Sono sei milioni le persone residenti nel nostro Paese e con almeno 16 anni di età a essere in una condizione di povertà alimentare, ossia impossibilitate a consumare un pasto completo almeno una volta ogni due giorni e che non possono permettersi di mangiare o bere fuori casa almeno una volta al mese. E in Italia, dove nascono sempre meno bambini nel 2023, circa 200mila bambine e bambini tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivevano in povertà alimentare: una percentuale maggiore rispetto al 2021 (7,7%). Oltre la metà di loro vive al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12,9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord.



In questo periodo di grande disorientamento dei giovani, preda di atti di violenza subiti e agiti, la Giornata nazionale della Colletta alimentare ha il merito di coinvolgere e sensibilizzare moltissime famiglie e giovani su un valore assoluto che è la solidarietà e la lotta allo spreco delle nostre risorse.

La solidarietà è un sentimento di fratellanza e mutuo sostegno che emerge dalla consapevolezza di appartenere a una grande comunità, si esprime in un comportamento altruistico, rivolto ad aiutare chi ne ha più bisogno e ad adoperarsi per il bene degli altri puntando in questo caso a ricordare e a donare un minimo di sussistenza autentica che parte dal cuore rivolto alle persone che ci stanno intorno e che trovandosi intenti a comprare per la loro famiglia aderisce alla nostra richiesta di pensare anche a chi non ne ha la possibilità con un dono personale concreto che può fare riflettere adulti, bambini e adolescenti distratti.



Sono valori coerenti che sovente ci sfuggono e l’organizzazione di tanti volontari che si prodiga per rinnovare questa giornata ha un senso profondo per quella comunità educante nella quale i giovani possono crescere e ha un peso decisivo nel profilo di cittadinanza attiva e solidale dei nostri studenti.

L’insegnante che coinvolge i suoi studenti sin da piccoli e organizza la giornata della Colletta alimentare ha svolto un grande lavoro perché offre loro un modello più elevato del vivere insieme, che conferisce forma e sostanza alle potenzialità dell’essere umano  che si scopre naturalmente proiettato verso gli altri, coinvolto in un’azione di buonsenso, di comprensione e di aggregazione, di vita societaria che restituisce dignità, protagonismo e diritti alla persona, ricollocandola al centro dell’interesse pubblico indipendentemente dalla provenienza etnica, religiosa e culturale, dall’orientamento sessuale e dall’appartenenza di genere e comunque bisognosa di sostegno per sopravvivere.



Si crea un’autentica comunità sociale tra persona e persona, in modo da sentirsi e far sentire l’impegno di un valore spesso dimenticato che è delle relazioni umane, quello della solidarietà che si nutre dei sentimenti di fratellanza e gratuità. Oggi troppo spesso siamo così proiettati in noi stessi da non soffermarci abbastanza su chi ci sta accanto e gli altri spesso ci appaiono come estranei e noi e i nostri giovani abbiamo un’attenzione smisurata sui mezzi di comunicazione ibridi e telefonici non riuscendo più a cogliere la ricchezza dell’incontro, perché occupati allo smartphone e consumiamo una comunicazione senza contatto umano e senza valore in un malinconico vuoto. La Colletta alimentare, dunque, diventa un pretesto concreto per disporsi al sentire, al capire, cioè a tendere alla riscoperta del valore di solidarietà verso gli altri, che rappresenta un esercizio del diritto all’educazione, intesa come fatto che avvicina al bene comune scoprendo la necessità di educare alla cura della dimensione profonda del sé e alla cura degli altri.

Quando parliamo di condizioni dei minori che vivono in famiglie povere e svantaggiate, stiamo parlando luogo topico della disuguaglianza perché incolpevole e quindi ancora più iniqua della disuguaglianza ingiusta e inaccettabile. È una disuguaglianza al quadrato, perché nascere in una famiglia svantaggiata non è spesso e purtroppo una condizione transitoria, è un fatto che ti segna e ti condiziona per tutta la vita. In questo senso la condizione dei minori ha tale specificità, è un dato che rischia di perpetuarsi e provocare effetti di lungo periodo.

Quando parliamo di famiglie svantaggiate e in povertà non consideriamo solo la povertà assoluta e relativa come indigenza ed esclusione sociale, ma anche e ovviamente di povertà culturale, relazionale, ambientale… Un piccolo passo verso la solidarietà è rendersi conto tra pari e dunque tra giovani di come si può sostenere chi ha bisogno e la scuola e la famiglia sono fondamentali.

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