Un ingegnere di Milano, già ribattezzato “collezionista di ossa” è stato assolto nonostante la detenzione di oltre 40 tra crani, femori, omeri, mascelle, vertebre, pezzi di scheletri, scapole e così via. Una vicenda che giunge dalla città del Duomo e che ha davvero dell’incredibile, a cominciare dalla sua genesi, del tutto casuale: tra il 28 e il 30 agosto di tre anni fa due pacchi postali, rispettivamente diretti negli Stati Uniti d’America e in Svizzera, furono bloccati all’aeroporto, dove, a seguito di ispezione, si scoprì con stupore che contenevano due crani umani.



A spedirli era stato, appunto, un insospettabile ingegnere, che in breve si ritrovò all’interno della propria abitazione i carabinieri e la squadra reati informatici. Come ricorda il “Corriere della Sera”, dopo i numerosi e macabri rinvenimenti all’interno della casa dell’uomo, la consulente incaricata dal pubblico ministero, la professoressa Cristina Cattaneo, confermò che si trattasse di ossa umane, verdetto che diede il via alla caccia ai fornitori di quegli esemplari.



COLLEZIONISTA DI OSSA A MILANO: POSIZIONE ARCHIVIATA PERCHÉ…

Nell’approfondimento del “Corriere” si legge come uno dei canali di “rifornimento” del collezionista di ossa di Milano aveva le fattezze di un antropologo dell’Università di Praga, da cui l’uomo comprò un nutrito lotto di crani. L’altro canale di approvvigionamento di ossa viene invece identificato in Abruzzo, “in un quarantenne che opera principalmente nelle zone colpite dal sisma dell’Aquila e la cui posizione viene trasmessa per competenza alla locale Procura”.



Il punto è: l’ingegnere ha commesso reato? E quale? La provenienza illecita delle ossa è certa, in quanto, come stabilisce il regolamento di Polizia mortuaria del 1990 ci può essere una circolazione di ossa umane, fuori dai cimiteri, soltanto “se queste non sono reclamate da alcuno o se sono impiegate esclusivamente per scopi didattici in un istituto universitario e ospedaliero e se c’è un regolare verbale di consegna, tutte condizioni assenti nelle ossa detenute dal collezionista italiano”. Tuttavia, “manca la prova dell’elemento psicologico della ricettazione, anche solo come dolo eventuale, perché l’ingegnere manifesta la propria buona fede nell’aver creduto che le ossa vendutegli avessero una provenienza lecita”. Per quanto concerne il divieto di commercio di ossa umane, le due spedizioni sono state soltanto tentate e nell’illecito amministrativo non esiste l’ipotesi del “tentativo”.