Le Colline del Prosecco in Veneto stanno vivendo un 2019 forse irripetibile e che ha portato questa suggestiva fascia collinare in cui enologia, cultura, eccellenze enogastronomiche e natura si intrecciano indissolubilmente non solo a essere iscritta nella prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO ma pure a festeggiare il 50esimo anniversario del marchio DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) per questo vino bianco che non solo è il più esportato nel mondo tra quelli italiani ma che è stato l’unico capace di superare lo Champagne per numero totale di bottiglie prodotte. Si trova infatti nella zona di Conegliano e Valdobbiadene, all’interno della cosiddetta Alta Marca Trevigiana, uno dei territori più belli non solo del Nordest italiano ma dell’intera penisola che, tra questi prestigiosi riconoscimenti e anniversari, nell’anno che si sta concludendo ha visto i riflettori puntati su di sé e cerca ancora di più in futuro a proporsi come meta di eccellenza per il turismo enogastronomico in cui vino e cultura locale vanno a braccetto ma pure per gli amanti dell’escursioni. Andiamo alla scoperta delle Colline del Prosecco.



LE COLLINE DEL PROSECCO, PATRIMONIO UNESCO

Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, va ricordato, avevano visto bocciata le propria candidatura tra i Patrimoni UNESCO solo un anno fa, prima di diventare lo scorso luglio il 55esimo sito italiano e addirittura l’ottavo in Veneto a potersi fregiare di questo titolo. Si tratta di una vasta area che si estende per circa 9mila ettari e ha pure una conformazione fisica tutta sua, diventata un vero e proprio tratto distintivo grazie a queste colline dai pendii molto ripidi e separate l’una dall’altra da piccole vallate; non solo dato che caratteristica è pure la presenza dei cosiddetti “ciglioni” ovvero dei piccoli terrazzamenti erbosi per i vigneti che tappezzano le pendici collinari e che da secoli rappresentano il segno evidente dell’intervento umano per rendere questo territorio adatto alla coltura dei filari delle viti. Insomma quella che è la patria italiana delle bollicine rappresenta una gemma incastonata nel paesaggio della provincia di Treviso anche grazie (cosa rara) all’intervento dell’uomo e al modo in cui riesce a coniugare rispetto del territorio e produzione di una eccellenza vinicola a livello mondiale: e tra cantine, scorci da cartolina, piccoli borghi, avventure in auto lungo le tortuose strade panoramiche dei colli (ancor meglio se al tramonto) e aziende locali che un tempo erano delle case coloniche e in cui è possibile degustare i prodotti locali il paesaggio delle vigne diventa quasi magico.

IL TOUR TRA CONEGLIANO E VALDOBBIADENE

Il miglior modo di visitare le Colline del Prosecco è ovviamente in macchina oppure anche sulle due ruote, per una sorta di “wine tour” lungo quella che è una sorta di “strada del Prosecco” e che da Conegliano porta a Valdobbiadene tra cantine, castelli, aziende che offrono degustazioni e vendite al dettaglio dei loro prodotti, chiese e ovviamente l’immancabile “tappezzato” a scacchi dei vigneti. Basti pensare allo stesso Duomo di Conegliano, i paesini di Collalbrigo e Refrontolo, dove si produce un passito molto apprezzato (un vino particolarmente dolce), senza dimenticare Col San Martino con la sua Chiesetta di San Virgilio e le Torri di Credazzo, per poi arrivare al colle su cui sorge Valdobbiadene. E ritorno, magari, perché “la strada del Prosecco” può essere percorsa come una sorta di anello per poi tornare a Conegliano per un viaggio ‘slow’ e appagante: ma non c’è solo la promozione della cultura enologica dato che oltre ai Colli di Conegliano con alcune chicche quali le Grotte del Caglieron e l’Abbazia benedettina di Santa Maria di Follina meritano di essere visitati pure i vicini Colli Asolani (sempre nella provincia di Treviso e sulla riva destra del Piave) col Monte Grappa -la principale cima dell’omonimo massiccio- e dove si produce il DOCG Prosecco Asolo Superiore: qui si incontrano le città di Bassano del Grappa e Asolo in cui sono ancora visibili le tracce di un passato medievale e anche l’area di Monfumo le cui colline di origine vulcanica fanno sì che vengano prodotte delle mele davvero particolari e che oggi costituiscono una varietà decisamente di nicchia.

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