I coloni di Marte potrebbero subire delle importanti mutazioni genetiche sul lungo termine: è questa l’opinione rilasciata di recente da Scott Solomon al portale Inverse, biologo evoluzionista attualmente in servizio presso la Rice University di Houston (Texas), commentando quelli che sono i primi tentativi di portare la vita umana sul Pianeta Rosso, come annunciato non solo dai progetti della Nasa ma dallo stesso visionario Elon Musk che addirittura si è dato poco meno di cinque anni di tempo per realizzare questo ambizioso sogno. Tuttavia, secondo Solomon, le conseguenze nel lungo periodo per quelli che sarebbero i primi abitatori di Marte sono ancora sconosciute anche se si possono fare delle previsioni: e secondo il biologo il corpo degli astronauti subirà irrimediabilmente dei cambiamenti, alcuni dei quali non necessariamente negativi, ma anzi che contribuiranno a rafforzarne i meccanismi di sopravvivenza per poter affrontare una esperienza che è ben diversa da quella esperita per tanti anni sul pianeta Terra.
LE MUTAZIONI GENETICHE DEI COLONI “MARZIANI”
Insomma i primi uomini che calcheranno il suo marziano potrebbero subire delle mutazioni del loro corredo genetico non solamente evidenti ma anche relativamente veloci, contribuendo a cambiare per sempre la razza umana o quantomeno i loro discendenti. Infatti Solomon ha spiegato nella lunga intervista di cui sopra che questi astronauti non dovrebbero più riprodursi con i terrestri dato che potrebbe risultare mortale per entrambi a causa anche dell’abbassamento delle difese immunitarie: inoltre non si conoscono ancora bene le reazioni dell’organismo durante il parto e la gravidanza se si restasse esposti per lungo tempo alle radiazioni di Marte (superiori di ben 5000 volte a quelle della Terra) tanto che nell’arco di due generazioni il biologo evoluzionista prevede una impennata della possibilità di contrarre il cancro per i loro eredi. Ad ogni modo vi sarebbero anche degli aspetti positivi dato che i coloni marziani migliorerebbero i meccanismi di sopravvivenza, con ossa che diverrebbero più forti, il colore della pelle cambierebbe per resistere meglio alle radiazioni e pure la quantità di ossigeno necessaria a respirare diminuirebbe. In un futuro nemmeno troppo lontano è questo il destino, o meglio lo step successivo, che attende la vita umana su altri pianeti?