Volker Turk, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite (ONU) per i diritti umani, ha affermato nei giorni scorsi a Ginevra che “le colonie di Israele in Cisgiordania sono un crimine di guerra secondo il diritto internazionale”. Il riferimento in particolare è alla creazione e alla continua espansione degli insediamenti (in programma ci sarebbe la costruzione di 3.476 nuove case di coloni a Maale Adumim, Efrat e Kedar), che sarebbe equivalente al trasferimento della popolazione civile nei territori occupati e dunque non permesso. 



Le critiche alla politica di insediamento di Tel Aviv, riportate anche da Libero Quotidiano, hanno creato non poche discussioni in relazione a ciò che sta accadendo in Medio Oriente e al futuro della Striscia di Gaza, dove secondo molti si sta compiendo anche un vero e proprio “genocidio”. Della questione tra l’altro aveva parlato anche il presidente Joe Biden, ma mai in termini così duri. “La violenza dei coloni e le violazioni legate agli insediamenti hanno raggiunto nuovi livelli scioccanti e rischiano di eliminare qualsiasi possibilità pratica di stabilire uno Stato palestinese vitale”, ha aggiunto infatti Volker Turk. “La Cisgiordania è già in crisi”. 



“Colonie di Israele in Cisgiordania sono un crimine di guerra”, le dichiarazioni di Turk dell’ONU

Israele, che non ha ancora formalmente replicato a Volker Turk, ha comunque delle buone ragioni per negare le accuse di essere uno Stato colonizzatore. Uno su tutti il fatto che un nuovo Stato palestinese dovrebbe essere multietnico, ovvero avere una consistente minoranza ebraica, come d’altronde a Tel Aviv esiste una consistente minoranza araba (il 20%). Gli insediamenti dunque non rappresenterebbero un ostacolo di fatto, almeno sulla carta.

Inoltre, finora i tentativi di creare lo Stato palestinese non sono mai andati a buon fine e non esclusivamente per colpa di Israele, che da parte sua anche successivamente all’attacco del 7 ottobre non ha mai affermato di volere prendere il potere su Gaza per un lungo periodo. La discussione è ancora dunque del tutto aperta.