Trentasei primavere, da diciassette protagonista con la maglia della Juventus. No, non è un semplice protagonista. Rappresenta al pari di Boniperti la storia della Juventus. Non solo per i traguardi raggiunti (l’ultimo in ordine di tempo è stato il record di gol in campionato con la casacca zebrata), ma per quanto ha saputo trasmettere in questi anni. In un calcio gridato, ha sempre mantenuto bassi i toni. Se si escludono le inevitabili reazioni (controllate) alle sostituzioni (sistematiche nell’era Capello), ha dimostrato che si può essere campioni con la testa.

Mai una parola fuori posto. Nella sua carriera agonistica ha dovuto confrontarsi anche con diversi infortuni, alcuni gravi che ne hanno condizionato in parte il rendimento. Come uomo, nel momento più triste della sua vita sportiva, si è chiuso nel silenzio per la scomparsa del padre. Ricordando a quanti gravitano attorno al mondo del pallone che non ci sono solo momenti felici, ma la grandezza di un uomo si vede anche al cospetto di questi fatti.

Esempio anche per quanti credono nella famiglia come fondamento della società: lontano dai riflettori dello spettacolo ha incontrato Sonia e con lei sta portando avanti un progetto di vita. Si può definire un esempio per i più giovani, calciatori in erba e piccoli tifosi che sperano un giorno di poter emulare il loro beniamino. Dal punto di vista sportivo i soliti detrattori sostengono che questa sarà l’ultima stagione di Alessandro.

 

Può essere, ma se solo si guarda al rendimento è assurdo pensarlo. Con la sua classe e la sua tecnica può giocare ancora a lungo, riuscendo ad essere decisivo in Italia e in Europa. La giusta consacrazione sarebbe la vittoria di un ultimo importante trofeo con la Juventus. Riconoscimento e premio alla dedizione per la Vecchia Signora, dedizione che l’ha portato ad accettare anche la serie B.