Diciassette anni in campo da protagonista con la stessa maglia. Alessandro Del Piero oggi festeggia un traguardo importante circondato dall’affetto dei suoi tifosi che non l’hanno mai abbandonato. Neppure nei momenti difficili, vedi gli infortuni o le sostituzioni sistematiche dell’era Capello. Sempre in discussione, sempre leader. Qualcuno sui media l’ha anche accusato di esercitare pressioni sull’ambiente e sulla società, ma semplicemente la dirigenza in questo periodo l’ha preferito ai vari Baggio, Miccoli, Giovinco e Diego. E’ difficile in un mondo dove le parole corrono veloci trovare qualcuno che possa accusarlo di essere un giocatore scorretto. Stimato e rispettato, fu lanciato in serie A il 12 settembre del 1993 da Giovanni Trapattoni contro il Foggia. I numeri parlano da soli: 637 presenze con la casacca della Juve e miglior realizzatore con 275 reti. In questo compleanno sul campo ilsussidiario.net ha interpellato tre grandi personaggi del mondo del pallone che hanno avuto modo di apprezzarne le gesta: Dino Zoff (in nazionale), Gianni Rivera (un grande numero dieci e oggi figura carismatica dell’Italia calcistica) e Michelangelo Rampulla (come giocatore e come allenatore: era nello staff di Ciro Ferrara). Tutti e tre sono concordi nel definirlo «un grande, come calciatore e come uomo, sempre tra le righe». C’è anche chi come Zoff l’ha avuto in nazionale: «agli Europei con me ha giocato e non giocato, ma con lui non ho mai avuto problemi».



In molti hanno scritto di un Del Piero che mette sotto pressione gli allenatori e, soprattutto alla Juve, fa sentire la sua voce. Da questo punto di vista Michelangelo Rampulla precisa che «questi alla fine sono giudizi personali. Per Alessandro parlano i numeri e le prestazioni. Insieme a Totti è il calciatore italiano più forte in attività. E’ un grande personaggio e un grande calciatore. Penso che per un allenatore sia bello poter avere certe scelte. Alex non si discute, non è ingombrante». Non sono considerazioni di poco conto, se si pensa che nella passata stagione Alessandro è stato fra quelli maggiormente indiziati come responsabili per la cacciata di Ciro Ferrara.



Del Piero, anche per il suo comportamento, è un esempio per le giovani generazioni. «Ha accettato di giocare anche di meno, si è messo a disposizione e alla fine è ripagato dalla soddisfazione personale. Chi rimane tanto nella stessa società, ha il merito di trovare un equilibrio con le difficoltà che si creano nel tempo». Con queste parole l’ex Golden Boy Gianni Rivera rende omaggio a Pinturicchio. Sul piano tecnico ha dei colpi unici: «E’ un giocatore di talento con i piedi buoni, bravo a inventare gol e a fare gol su punizione, ma queste caratteristiche – chiosa Rivera – da sole non possono bastare». Qual è, allora, la sua arma vincente? «L’intelligenza, il grande carattere nel superare i momenti difficili e la disponibilità». Alla domanda se Del Piero e Totti possono essere considerati come ultimi rappresentanti di un pallone d’altri tempi, Rivera non ha dubbi sul fatto che, «una volta superato il concetto del vincolo (che resta un argomento poco chiaro), è sempre più complicato rimanere a lungo nello stesso club. I giocatori possono scegliere di andare dove vogliono, ma se si trovano bene dove sono, preferiscono restare».



 

(Luciano Zanardini)