Dieci punti in dieci partite. I numeri sono impietosi e testimoniano la crisi che sta travolgendo la società (compresa lo staff tecnico) e i giocatori. Non ci sono alibi. Il rammarico è che in un campionato al ribasso basterebbe un briciolo di attenzione in più per centrare il tanto agognato quarto posto. La squadra si è smarrita completamente, ma di chi sono le responsabilità maggiori? In parte dell’allenatore che non ha più il polso della situazione; in parte dei giocatori che non stanno dimostrando di essere all’altezza della Juve; in parte della società che ha allestito una squadra non eccezionale e con molte pedine fin qui inutili; in parte dei continui infortuni. Le colpe, quindi, sono di tutti. La speranza è che non si decida – per dare uno scossone all’ambiente – di sollevare dall’incarico l’allenatore come è successo di frequente negli ultimi cinque anni. Così non si risolverebbe nulla. La cacciata di Del Neri suonerebbe anche come una bocciatura per Beppe Marotta, che sul mister di Aquileia ha giocato tutte le sue carte. Resta il fatto che qualcosa va fatto.
Ad Andrea Agnelli si chiede di mettere – una volta di più – alle strette i giocatori, minacciando un’epurazione totale. Da dove ripartire allora? Dall’orgoglio di alcuni calciatori. Ecco perché Alessandro Del Piero (anche ieri uno dei migliori) deve partire dall’inizio per suonare la carica. Fuori chi tira indietro la gamba o non si sente pronto (anche fisicamente) per vestire la maglia. La questione principale ormai è psicologica: in sintesi mancano gli stimoli. Per questo va data piena fiducia al tecnico per metterlo nelle condizioni ottimali. Poi questa estate si vedrà chi cacciare. Al riguardo alcuni nomi sono facili da individuare (Grygera, Amauri, Iaquinta, Martinez, Grosso, Traorè), altri devono ancora meritarsi una riconferma (Aquilani e Pepe).