La Juventus di oggi ricorda molto, purtroppo verrebbe da dire, la prima Inter di Massimo Moratti. Tanta mediocrità e qualche presunta stella per cercare di recuperare un gap importante. Dall’estate 2006 al maggio 2011 è stato solo un susseguirsi di errori. Ogni anno la dirigenza ribadiva l’impegno di mettere a punto un progetto importante; per il momento alle intenzioni non hanno fatto seguito i fatti. Peccato anche perché, subito dopo la risalita in massima serie, la prima Juve di Ranieri non era poi così lontana dai vertici. E invece, sulla scia di Moratti, a Vinovo sono passati quattro allenatori (Ranieri, Ferrara, Zaccheroni e Delneri), ma nulla è cambiato. L’allenatore non è e non può essere un problema, la soluzione va ricercata nella composizione della rosa e nelle scelte sbagliate della società.
Prima di andare al mercato degli acquisti, bisogna sfoltire ovvero liberarsi di quei giocatori che non possono più essere determinanti per la causa (Grygera, Grosso, Amauri, Iaquinta), ma serve anche liberarsi di alcuni acquisti sbagliati come Martinez o Lanzafame. Poi è necessario fare cassa con Momo Sissoko, mentre è da valutare il riscatto di Pepe (può essere utile se si adatta a fare il nuovo Zambrotta, anche perché davanti non è incisivo) e di Aquilani (ha qualità, ma difetta in personalità). La partenza del centrocampista romano vorrebbe anche dire riportare Marchisio nella posizione a lui più congeniale, cioè in mezzo al campo.
Alla nuova Juve occorrono due terzini e un’ala sinistra brava: davanti con Matri, Quagliarella, Del Piero e magari Giovinco può andare bene così, la priorità non è l’attacco ma sistemare il centrocampo e la difesa. Certo Pastore (può giocare anche da seconda punta) piacerebbe a tutti, ma per il momento sono altre le mosse da portare avanti. E la guida tecnica? Delneri va bene, anche se il rapporto con la tifoseria si è deteriorato nel tempo. L’unica cosa è continuare con il 4-4-2, il modulo intrapreso con Ranieri poi stravolto in corsa (ricordate l’acquisto di Diego) e ora ritornato in auge. E’ l’unico schieramento tattico che può permettere a Krasic di esplodere definitivamente: servono, però, le sovrapposizioni dei terzini.