Lacrime sincere. Un Andrea Pirlo visibilmente emozionato ha salutato gli amici di sempre a Milanello, annunciando loro quello che aveva già deciso da tempo: la volontà di cambiare aria. Dopo dieci anni di successi non è facile rompere con il passato. Prima di approdare al Milan, era sì esploso nell’under 21 ma poi aveva rischiato di perdersi come tanti altri per strada: Mazzone a Brescia e Ancelotti poi a Milano gli hanno permesso di diventare il centrocampista italiano più forte del ventunesimo secolo. Unisce tecnica e senso della posizione in un ruolo che gli è stato disegnato su misura. Adesso si prepara a vivere una nuova esperienza non per soldi ma per il desiderio insito nel cuore dell’uomo di provare cose nuove e soprattutto ritrovare gli stimoli giusti. Chissà se, quando si presenterà da avversario a San Siro, i tifosi rossoneri gli renderanno omaggio o se dimenticheranno quanto Pirlo ha dato al Milan in questi anni. L’accoglienza trionfale di Andrea sarebbe anche un segnale forte per tutto il mondo del calcio: forse chiediamo troppo.

 

Alla Juventus avrà, non più giovanissimo ma pur sempre in grado di giocare ad alto livello per almeno quattro anni, la responsabilità di mettere al servizio del gruppo la sua saggezza tattica e la sua precisione chirurgica. E’ un calciatore che sa vincere e che cerca nuove sfide. L’arrivo di Pirlo a parametro zero è la risposta al tira e molla su Aquilani: l’ex giallorosso non rientra nei piani perché non è ancora all’altezza dei calciatori migliori.