La rivincita di Andrea Agnelli. Quando è entrato in carica, quarto presidente nella storia della Juventus della famiglia Agnelli, è stato visto con un po’ di sospetto: da una parte la giovane età (Moratti lo apostrofò con il termine “giovin signore”), dall’altra l’evidente difficoltà di una società che, dopo la caduta in serie B, faticava a rialzarsi. Andrea, figlio di Umberto e di Allegra Carocciolo, si è rimboccato le maniche e ha cercato di ripartire con un nuovo progetto tecnico. Prima di tutto ha scelto un direttore generale, Giuseppe Marotta, al quale affidare le chiavi della rinascita. All’inizio, inutile quasi ricordarlo, il progetto non funzionò. La stagione con Del Neri non fu esaltante, complice anche una campagna acquisti non all’altezza. Nonostante i cattivi risultati, Andrea Agnelli aveva però avuto il merito di riavvicinare i tifosi alla Vecchia Signora. Le sue battaglie nelle sedi istituzionali e in quelle giudiziarie hanno contagiato i tanti bianconeri, ancora delusi dalla vicenda calciopoli e dall’atteggiamento troppo remissivo della precedente società (Cobolli Gigli e Blanc). Si è creato subito un buon feeling che ha permesso alla Juve di crescere e di pianificare il suo futuro. Un presidente inesperto, così come lo avevano descritto, avrebbe cacciato anche il direttore generale, invece Andrea ha fatto prevalere la forza delle idee. La conferma di Marotta (anche lui guardato con sospetto dagli addetti ai lavori perché alla prima prova in una grande società) è stata il punto di rilancio di tutta la Juventus. Poi è arrivata la scelta di un allenatore vincente per carisma e determinazione come Antonio Conte che ha riportato ancora più entusiasmo. Il rampollo di casa Agnelli, che si è formato alla Bocconi e a Oxford, ha messo a frutto le competenze maturate alla Philip Morris International, alla Piaggio e alla Ferrari. Non a caso al centro del suo intervento c’è anche un’attenzione – seguendo i parametri imposti dall’Uefa dell’amico Platini – al controllo dei bilanci: no chiaro e netto alle spese folli. Anche in questa finestra di mercato non ha ceduto alle sirene dell’acquisto milionario (Drogba) ma piuttosto ha deciso, con Marotta e Conte, di confermare l’attuale assetto e di rinforzarlo nel reparto più carente in termini numerici come la difesa. In tutto questo percorso c’è la ciliegina sulla torta dello Juventus Stadium, anche se qui i meriti vanno dati anche a Blanc. La scelta migliore è, comunque, stata quella di affidare pieni poteri a Marotta, ricostruendo un po’ (pur avendo caratteristiche diverse) l’assetto già sperimentato dal padre con Luciano Moggi. In questo caso non c’è un Giraudo della situazione, perché i conti sono seguiti in prima persona da Andrea che ha nel suo curriculum anche un incarico come amministratore delegato della Lamse;
Accanto alla squadra c’è invece Pavel Nedved, altro cuore bianconero. Dopo due anni e mezzo di Juve, Andrea ha migliorato anche il suo approccio con i mass media (superando le difficoltà con il quotidiano torinese Tuttosport), limitando le esternazioni (anche su calciopoli ma lavorando nelle sedi competenti) e seguendo da vicino, allenamenti compresi, le sorti della Juve. L’unico neo, l’abbiamo scritto più volte, è stata la vicenda Del Piero: in questo caso sarebbe servito un approccio diverso per proteggere un bene prezioso della storia della Juve. E Andrea Agnelli sa di avere sbagliato con il capitano, ma sa anche che tifosi sono disposti a “perdonarlo” se riporta la Juve ai massimi livelli anche in campo europeo.