. Messaggio forte e chiaro. Le dichiarazioni di Alessandro Del Piero a Vanity Fair sono pesanti nei confronti della società e, in particolare, di Andrea Agnelli. Ovviamente in corso Galileo Ferraris i destinatari non hanno gradito le esternazioni (più che legittime) del capitano anche perché sono consapevoli che Alessandro ha un seguito popolare elevato: ha battuto ogni record con la casacca bianconera e i tifosi sanno che Pinturicchio rappresenta la Juve nel mondo. Ma cosa c’è dietro questa intervista? Come mai esce in un periodo delicato del campionato e, soprattutto, perché è stato scelto il canale di un settimanale non prettamente sportivo? A queste domande può rispondere solamente Alex, che a onor del vero ha sempre rifiutato le polemiche e ha sempre lavorato in silenzio. Evidentemente è successo qualcosa di importante; evidentemente – e a maggior ragione dopo i gol preziosi contro Roma e Milan in Coppa e Inter in campionato – si aspettava una telefonata dal presidente. Così non è stato. Il suo futuro sembra scritto altrove, ma non è detta l’ultima parola, perché la società – dopo che ha sbagliato i tempi e i modi della comunicazione dell’addio del capitano – sta cercando la via dì uscita migliore. Nell’intervista c’è anche chi legge un’accusa a mister Conte: Del Piero, a parte la Coppa Italia, è stato impiegato «poco o niente» salvo poi accorgersi che forse avrebbe potuto decidere (come ha fatto) ancora le partite. Certo non poteva giocare nel tridente offensivo così come era concepito dal tecnico, ma poteva essere utilizzato da seconda punta (lo stesso discorso vale per Quagliarella). A fine maggio si tireranno le somme. La società spera di portare in sede due trofei per congedarsi in grande stile con colui che si identifica con la storia bianconera, ma non è da tralasciare l’aspetto emotivo ovvero il sostegno dei tifosi al loro capitano. Se la pratica Del Piero è sospesa, proseguono invece le altre manovre di mercato. Marotta e Paratici si stanno muovendo con determinazione, cercando di allestire una squadra in grado di lottare su tre fronti. La Vecchia Signora ha ritrovato il suo fascino, basti pensare alle belle parole (non di circostanza) di Robben che ha fatto intendere di gradire molto la destinazione bianconera. L’olandese potrebbe giocare nel 4-4-2, ma anche nel 4-3-3. Nel reparto offensivo la Juve ha bisogno di una prima punta (c’è solo Matri): uno tra Van Persie, che è stanco dell’Arsenal, Benzema o, perché no, Cavani. 

La mancata riconferma di Mazzarri potrebbe agevolare l’uscita di alcuni campioni molto legati al tecnico, ma in questo caso il prezzo del cartellino sarebbe molto oneroso. Si parla anche di Dzeko, poco impiegato a Manchester. Sempre in attacco gli altri due nomi (come seconde punte) sono quelli ormai storici di Giovinco e di Giuseppe Rossi: il primo vorrebbe prendersi una bella rivincita, ma è preoccupato dal confronto inevitabile con i record di Del Piero; il secondo dopo l’ennesimo stop potrebbe rappresentare un affare a basso costo. A centrocampo, visti i buoni rapporti con la Fiorentina per la vicenda Amauri, si punta anche a Montolivo, un giocatore che non è mai definitivamente esploso e che sembra teoricamente già destinato al Milan. A proposito di Milan, Galliani non ha gradito il pressing bianconero su Nesta e Seedorf, memore di quello che è successo non più tardi di un anno fa con Andrea Pirlo. Nonostante le smentite categoriche di Nesta a Milan Channel, le conferme erano arrivate dalle parole prima di Pirlo e poi di Gattuso. La Juventus ha sondato il terreno. La partita è ancora aperta. Certo la Juve ha bisogno di un altro centrale difensivo d’esperienza per dirottare all’occorrenza Chiellini sulla fascia. In mezzo al campo resta da definire il discorso con Nainggolan. Accanto ai nomi noti, la Juve cerca anche tra i giovani come Verratti del Pescara senza dimenticare i suoi (Immobile e Marrone su tutti).