Andrea Pirlo ha le batterie scariche. Andrea Pirlo non è in forma. Andrea Pirlo cammina. Questi sono solo alcuni dei commenti che i giornali stanno riservando al talento bresciano, già campione del mondo. Ma bastano veramente cinque partite di campionato per rivedere il giudizio sull’artefice della rinascita bianconera della passata stagione? No, non può essere. Sì, forse Andrea è partito un po’ più a rilento, ma bisogna considerare che ha nelle gambe un’annata sportiva molto lunga culminata con la positiva partecipazione agli Europei. Da fuori si ha quasi l’impressione che il calciatore, consapevole di non essere al top, si stia controllando per evitare infortuni muscolari e, soprattutto, per ritrovare gradualmente la giusta condizione. La Juventus, comunque, si era cautelata con l’arrivo estivo (dopo il mancato trasferimento di Verratti) del giovane Pogba, bravo con il Chievo e buttato nella mischia anche contro la Fiorentina. In pochi, però, hanno letto delle responsabilità altrui nelle prestazioni opache di Pirlo. Gli avversari, ormai, piazzano sul playmaker una marcatura fissa che gli toglie la possibilità di pensare rapidamente; succedeva anche l’anno scorso ma con la differenza che il movimento dei centrocampisti e, soprattutto, dei laterali dettava una sorta di passaggio al buio grazie a schemi provati e riprovati in allenamento. Oggi non è così, perché giustamente (c’è anche l’impegno in Champions da salvaguardare) la Juve in tutti i suoi effettivi non è ancora al top della forma: mancano, infatti, gli inserimenti degli esterni e dei due di centrocampo. Anche gli attaccanti non pressano i difensori avversari con la medesima intensità. La Vecchia Signora resta, comunque, la favorita; dovrà fare attenzione all’entusiasmo (una faccia dalla doppia medaglia) del Napoli che ha a disposizione una rosa molto competitiva. Gli uomini di Carrera devono continuare a lavorare con la stessa fame di vittorie della passata stagione, poi la forma migliore arriverà. Rimane ottimo anche l’impatto di Carrera, che non ha la stessa grinta di Antonio Conte, ma ha la personalità (si vede che ha vinto partite e trofei) per reggere il circo mediatico. I veri problemi da gestire sono ancora distanti. Così come il possibile dualismo con Antonio Conte è ancora lontano dalla realtà.
Nelle gare si sente la mancanza di Conte e della sua energia, ma bisogna anche dire che la squadra è modellata sul suo credo calcistico e non ha più bisogno, come l’anno scorso, di avere iniezioni di fiducia per tornare a vincere. Se nella stagione 2011/2012 la Juventus doveva ritrovare e credere in se stessa, oggi la stessa Juventus è consapevole di essere la più forte. Almeno in Italia.
Luciano Zanardini