Se dovessimo guardare alle prime due gare di Champions League, il responso del campo sarebbe impietoso. Come l’anno scorso anche in questa stagione la Juventus nelle prime uscite ha sbagliato il suo approccio complice non solo una condizione fisica non ottimale ma soprattutto un atteggiamento mentale errato. Con il Copenaghen e contro il Galatasary ha sprecato 45 minuti, un tempo intero. A dire il vero in Europa non abbiamo mai assistito a quella proverbiale cattiveria agonistica alla quale la Vecchia Signora ci ha abituato in campionato. Evidentemente gli avversari (danesi a parte) sono leggermente più quotati dei competitori nostrani, ma non è tutto. Nel vecchio Continente è, forse, anche una questione di modulo, perché il bianconero non riesce ad aprire le difese nemiche o meglio potrebbe anche farlo in presenza di giocatori al top della forma, ma al momento non è così. L’arma in più della Juventus è sempre stata la capacità di inserimento dei centrocampisti, che invece attualmente sono un po’ lontani da uno stato fisico non ottimale. Dall’altro lato, nella sfida contro i turchi, l’inserimento di Llorente al posto di Bonucci ha dimostrato che il tridente offensivo è più che una opzione per Conte: aumenta il potenziale d’attacco, mette in apprensione le difese altrui e permette agli esterni di pennellare palloni invitanti per la testa dello spagnolo. A questo si aggiunge anche la considerazione che Tevez, forse, rende di più (ha la personalità e il carisma giusto) se arretra il suo raggio d’azione e non se viene impiegato prima punta. Lo stesso vale per Vucinic. Allo stesso tempo ha ragione anche Conte quando non si fida degli automatismi del tridente, perché ha paura che questo possa mettere in difficoltà il reparto arretrato: il può causare qualche problema ai centrali difensivi, mentre il 3-4-3 crea un ballottaggio serrato a centrocampo: due posti centrali per quattro interpreti, sempre che non si voglia avanzare nel tridente uno tra Marchisio, ma l’esperimento in maglia azzurra non ha avuto esiti incoraggianti, e Vidal. Il mister, quindi, paga l’assenza di un esterno alto (Pepe non è ancora arruolabile) per variare tema tattico. A gennaio molto probabilmente a centrocampo la società metterà mano al portafogli per strappare un rinforzo (Biabiany, Ibarbo o la suggestione Menez). Nulla è comunque compromesso, basti pensare la Champions passata era iniziata con ben tre pareggi. Fatte tutte le premesse necessarie, bisogna anche dire che la lettera di Agnelli agli azionisti ha ribadito ancora una volta la priorità della società: il terzo scudetto consecutivo. Può bastare? Ai tifosi no. Desiderano alzare la coppa dalle grandi orecchie.
Luciano Zanardini