Ci sono investimenti che vanno misurati per la loro capacità di dare frutti nel tempo. E da questo punto di vista la Juventus con Angelo Ogbonna ha messo a segno un bel colpo. Qualcuno potrebbe avanzare l’ipotesi che la spesa d’acquisto è fin troppo onerosa per un difensore, ma bisogna tenere in debita considerazione l’età (classe 1988), il fatto che è un nazionale e, soprattutto, la considerazione (non secondaria) che Cairo, pur costretto dagli eventi, non potesse cederlo ai cugini a un prezzo stracciato. L’ultimo passaggio (criticato) era stato quello di Balzaretti, anche lui cresciuto nel Torino. Giovane capitano dei granata, ha tanta personalità. Nato in Italia da genitori nigeriani, Angelo, pescato dal Torino dal direttore tecnico Comi a 14 anni nelle giovanili di Cassino, ha esordito in serie A l’11 febbraio 2007 a 18 anni: fu lanciato come titolare da Alberto Zaccheroni in un Torino-Reggina (1-2). L’anno successivo trova la continuità a Crotone nell’allora serie C1 con mister Paolo Indiani e poi fa ritorno (2008-2009) a Torino nella sfortunata stagione (culiminata nella retrocessione) che vide succedersi al timone De Biasi, Novellino e Camolese. Si è fatto notare, quando ancora era in serie B, per la prima convocazione in Nazionale (3 giugno 2011) da parte di Cesare Prandelli: dalla serie cadetta all’azzurro come Chinaglia nel 1972. A Torino è diventato l’idolo della Maratona (adesso dovrà aspettarsi i fischi come è successo al primo giorno di raduno), conquistandosi anche la fascia di capitano e migliorando giorno dopo giorno seguendo i consigli di Ventura, il tecnico ideale per far crescere e maturare i giovani. Va anche detto che rimase al Toro anche dopo il fallimento nonostante avesse già molte offerte. La sua è una storia di integrazione (raccontata anche sul palco del Festival di Sanremo da Fabio Fazio), sfociata a 18 anni nella cittadinanza italiana, con il padre che scelse di venire in Italia per studiare architettura a Venezia; poi si stabilì con la moglie a Cassino ed ebbe tre figli (due sorelle e Angelo) nati in Italia. Ogbonna scelse la nazionalità italiana, perché “qui era cresciuto” e consapevole di avere avuto una grande fortuna: “Quella di essere cresciuto con così tante possibilità di apprendimento, mescolando la cultura italiana a quella delle mie origini”. Alla Juve Ogbonna ha dalla sua parte la fortuna di inserirsi in una difesa già collaudata, non dovrebbe quindi fare fatica a comprendere i meccanismi dell’oliato reparto bianconero. Utilizzato spesso come difensore centrale, si trova a suo agio come terzo di difesa a sinistra ma anche come esterno basso. Intesa tra capitani. Anche in questo caso hanno inciso, e non poco, i consigli di Gigi Buffon che negli allenamenti in Nazionale ha potuto constatare da vicino la capacità di adattamento di Angelo alle diverse soluzioni di gioco. Ambizioso, ha fatto bene a prendere, oggi, il treno in corsa della Juventus: le polemiche non mancheranno ma è indubbio, al di là dei sentimentalismi, notare che le due squadre hanno obiettivi e possibilità diverse. Della tradizione africana ha ribadito più volte di portare con sé il rispetto e, soprattutto, la forza di vivere le difficoltà in maniera disarmante. Nel calcio come nella vita gli serviranno sempre. (Luciano Zanardini)



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