Nella Juventus tiene banco il dilemma sul turnover. A torto probabilmente. Non si possono imputare delle responsabilità a calciatori che non vengono quasi mai presi in considerazione, se non per i 5/10 minuti finali. Chi ha giocato sa che non è semplice trovare il ritmo gara, ma soprattutto sa che chi gioca poco quando entra può essere tradito (è il caso di Giovinco che si muove bene ma fatica a trovare la via del gol) anche dalla troppa voglia di ben figurare. Detto questo, risultati alla mano la Juve del turnover ha steccato contro la Roma in Coppa Italia e contro la Fiorentina. Ma nell’analisi del match bisogna andare oltre il risultato: nei primi 15 minuti la Juve ha espresso, forse, il miglior calcio di questa stagione, schiacciando la Fiorentina nella sua metà campo. E questo l’ha fatto con le presunte riserve e con un ritrovato Isla. Non è un problema quindi di interpreti, ma piuttosto di mentalità, di una squadra che nella seconda frazione ha arretrato il proprio baricentro e si è accontentata (sbagliando) del gol di vantaggio. Del resto la Juve ha ripetuto la sfida con i viola del campionato, solo che in questo caso gli ha ospiti sono riusciti a pareggiare. Ci sono delle responsabilità attribuibili all’allenatore, che nell’arco dei 180 minuti dovrebbe schierare gli elementi migliori. Era già successo lo scorso anno in Coppa Italia, è risuccesso quest’anno in Coppa Italia (pur giocando alla pari contro la Roma al completo) ed è capitato in Europa League. Sì, l’obiettivo dei 100 punti in serie A è qualcosa di straordinario, ma può essere benissimo sacrificato sull’altare della necessità. Lo scudetto – scaramanzia a parte – è una formalità, meglio allora risparmiare qualche giocatore in campionato per utilizzare l’organico migliore in una coppa pur sempre prestigiosa come l’Europa League. Per carità, tutti se sono alla Juve meriterebbero di giocare, ma è perlomeno una contraddizione non utilizzarli mai in campionato per poi gettarli nella mischia negli scontri da dentro/fuori. E poi ci sono le scelte societarie. Evidentemente Conte non crede fino in fondo al valore dei suoi giocatori. A gennaio è arrivato un attaccante, Osvaldo, lontano dalla condizione migliore che avrebbe dovuto aumentare il tasso tecnico: è stato inserito nella lista europea al posto di Fabio Quagliarella che si era guadagnato invece il posto con i suoi gol. Difficile non riconoscere l’errore di valutazione, anche per orgoglio personale, della società. Osvaldo avrà tempo per rifarsi, ma ha senso investire su un calciatore dal riscatto così oneroso (19 milioni di euro) visto che Tevez e Llorente sono costati molto meno? L’anno prossimo sarà obbligatorio rinforzare la rosa per permettere all’allenatore di fra ruotare al meglio gli elementi a disposizione per competere, davvero, su più livelli. Speriamo.