Qualcuno ha sorriso quando ha sentito Marotta dire che “Allegri è un vincente”… Numeri alla mano Allegri è davvero un vincente. La sua carriera da allenatore è molto positiva e non va riassunta solo con l’ultima parentesi rossonera, perché il mister livornese non guidava certo una corazzata. Riportiamo indietro le lancette dell’orologio. Nella stagione 2007/2008 ha portato il Sassuolo alla sua prima (storica) promozione in serie B, poi a Cagliari (due stagioni) ha fatto benissimo prima di essere cacciato – per divergenze con il vulcanico presidente (chi non le ha mai avute?) Cellino. Al primo anno di Milan ha centrato lo scudetto, poi ha portato a casa un secondo e un terzo posto. La quarta stagione non è stata delle migliori, complice l’ennesima partenza ad handicap (su questo bisogna lavorare perché successe anche a Cagliari) e i dissapori con il presidente Berlusconi, che, evidentemente, non si era accorto di avere a disposizione una squadra non all’altezza. Per le conferme chiedere a Seedorf. Sul piano tecnico, quindi, Allegri si può discutere poco. Anche nei momenti più difficili, ha salvaguardato l’azienda e non si è lasciato andare a commenti negativi sul passato: se avesse parlato di Barbara Berlusconi, dei giocatori che remavano contro o altro, avrebbe riempito di gioia i direttori dei quotidiani. Invece ha preferito un profilo aziendale, anche quando il presidente (Berlusconi) lo sfiduciava pubblicamente. Forse la Juventus di oggi è alla ricerca anche di questo, di un allenatore che si metta al lavoro senza esternazioni sulla proprietà. Non dimentichiamoci che, nonostante il legame d’amicizia, Andrea Agnelli non ha mai perdonato ad Antonio Conte alcune uscite sul mercato e sulle possibilità economiche della società (“non si va al ristorante con 10 euro…”). Allegri, che ha anche lui alcuni limiti caratteriali (forse è un po’ permaloso come lo era anche Lippi), arriva in una società seria che sa fare squadra e sa programmare. La forza della Juventus è proprio questa: è un club dove è difficile cantare fuori dal coro. Probabilmente anche lo stesso Conte era diventato un po’ ingombrante, perché i tre scudetti consecutivi e l’affetto smisurato dei tifosi lo portavano ad avanzare continue richieste tra cui quella di ricoprire un ruolo alla Ferguson. Si spiega anche così il mancato rinnovo a giugno di quest’anno. La dirigenza si aspettava l’uscita di scena del suo tecnico dei miracoli. Oggi Allegri ha, quindi, la possibilità di cucinare un buon piatto, visto che gli ingredienti sono buoni. E nei momenti di difficoltà ad Allegri non resterà che ricordarsi degli insegnamenti dell’amico padre Fernando, frate minore cappuccino scomparso lo scorso marzo: i due si conoscevano dai primi anni Novanta, dai tempi del Giulianova, quando Max faceva il giocatore e Fernando il padre spirituale.



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