Un algoritmo può svelare i tempi di risveglio dal coma e le conseguenze. Il meccanismo è stato sviluppato dai dai ricercatori del Cnr, dell’Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica di Messina e dell’Istituto di Analisi dei Sistemi e Informatica di Roma, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports. L’obiettivo della ricerca è stato quello di ricostruire il percorso che i pazienti compiono dopo essersi svegliati per prevedere le diverse possibili strade che ciascuno può intraprendere dopo il ritorno in stato di coscienza.



Il modello matematico, che ha una precisione pari a circa l’85%, fa sì che si possa stabilire in modo con ampio anticipo l’eventuale grado di disabilità a cui andrà incontro il paziente, nonché le modalità e le tempistiche del recupero delle piene funzioni dopo aver fatto ricorso alla riabilitazione. L’algoritmo potrà essere utile anche attraverso quest’ultimo fattore, dando preziose indicazioni ai medici per mettere a punto le terapie e i percorsi clinici.



Coma, algoritmo svela tempi di risveglio e conseguenze: lo studio

Lo studio che ha portato alla creazione di un algoritmo che svela i tempi di risveglio e le conseguenze del coma ha preso in esame le condizioni di 156 pazienti con grave lesione cerebrale acquisita, tale da determinare uno stato di assenza di coscienza più o meno duraturo. Delle persone in questione, il 50,6% aveva un danno di natura vascolare; il 36% era affetto da patologie traumatiche e il 9,6% da anossia. L’analisi è andata durante tutto il periodo di degenza e si è conclusa dopo le eventuali dimissioni. Il 61% ha avuto un pieno recupero della coscienza e il 36% è rimasto in stato vegetativo o di minima coscienza. Circa il 3% dei pazienti, infine, è deceduto.



La ricerca, ad ogni modo, andrà avanti, anche perché ci sono ancora dei casi in cui l’algoritmo creato non è efficiente. “Avendo a disposizione una maggiore quantità di dati registrati lungo il decorso clinico dei pazienti ricoverati nei centri di neuroriabilitazione potremmo a breve fornire un sistema computazionale utile per supportare il personale medico”, ha commentato Antonio Cerasa, ricercatore del Cnr-Irib.