L’elevata carica virale da Covid nei pazienti affetti da diabete ricoverati in terapia intensiva si associa spesso a una prognosi sfavorevole: questo quanto rivelato da uno studio. La ricerca è stata condotta da Mehran Monchi del Melun-Senart Hospital Center di Melun, in Francia, ed è stata pubblicata su iScience.
Come riportato dai colleghi di Quotidiano Sanità, lo studio ha coinvolto 122 pazienti positivi al Covid-19 in condizioni critiche e ricoverati in terapia intensiva. Ebbene: nel 74% dei pazienti, tre su quattro, è stato individuato l’RNA virale in un range compreso tra 70 e 213.152 copie/ml. Entrando nel dettaglio, quasi quattro pazienti su dieci (il 38%) avevano una presenza di RNA virale con oltre mille copie/ml o con oltre 10 mila copie/ml. Il diabete, dunque, sarebbe associato in modo indipendente a una carica virale più alta.
“Combinazione alta carica virale-diabete pericolosa in TI”
Chi ha il Covid-19 e soffre di diabete, dunque, rischia di dover fare fronte a un’elevata carica virale al momento del ricovero in terapia intensiva. Quotidiano Sanità rimarca che l’alta carica virale è “fortemente e indipendentemente” associata a mortalità al giorno 60, , con un odds ratio di 2,45-3,53 per un aumento di 10 volte oltre le 316 copie/ml. Resta ancora da comprendere l’importanza del tasso di replicazione del virus dopo un periodo di peggioramento a livello respiratorio e ricovero in terapia intensiva. Secondo gli esperti, lo studio non conferma l’ipotesi di “inutilità” dei trattamenti antivirali nel secondo periodo di peggioramento respiratorio. Anzi, la ricerca suggerisce che l’inizio precoce delle terapie debba essere preso in considerazione nei pazienti positivi con elevata carica virale. Altro dato da non sottovalutare è che lo studio ha analizzato i livelli plasmatici di RNA virale solo al momento del ricovero in TI, senza approfondire l’evoluzione della carica virale nel tempo: “Questo parametro ha un importante valore prognostico e potrebbe dare indicazioni per nuove strategie terapeutiche”.