La voce è calma, il volto non tradisce emozioni, anzi quando Alessandro Impagnatiello parla dell’omicidio di Giulia Tramontano lo fa in terza persona, come se sia stato un altro a uccidere la fidanzata e il figlio che portava in membro. Nell’interrogatorio in aula di ieri, infatti, l’ex barista definisce il delitto una «atrocità» che il suo «corpo ha compiuto». L’uomo ha parlato per oltre cinque ore, rispondendo alle domande delle pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo. Ci sono due vittime, ma tutto ruota attorno a lui, alle sue prospettive lavorative messe a rischio dall’arrivo del figlio, e ha una spiegazione per tutto, anche per l’accusa di premeditazione. Non voleva uccidere la fidanzata Giulia Tramontano, ma «colpire il bambino» nel timore che rovinasse la loro relazione. Per questo gli ha somministrato «solo due volte» a maggio il veleno per topi: «Mentre dormiva le ho infilato un granello nella bocca aperta».



Poi arriva la ricostruzione di quanto avvenuto un anno fa a Senago, in provincia di Milano, soffermandosi anche su dettagli agghiaccianti. La sera, dopo l’incontro tra la fidanzata e l’amante che ha portato alla luce la vita parallela dell’uomo, Giulia Tramontano è tornata a casa e ha comunicato ad Alessandro Impagnatiello che non avrebbe più rivisto né lei né il bambino. Mentre si cucinava qualcosa da mangiare, però, si è tagliata. Lui ha sentito solo un lamento e l’ha vista avvicinarsi al mobile della tv dove conservavano i farmaci: voleva prendere un cerotto. «Mentre lei era abbassata, sono andato in cucina, ho preso il coltello, mi sono posizionato immobile dietro di lei. Quando si è rialzata, l’ho colpita al collo». Non ricorda neppure il numero di coltellate che ha inferto sul corpo della fidanzata.



LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO: COME È MORTA GIULIA TRAMONTANO E COS’È SUCCESSO DOPO

Giulia Tramontano non ha avuto neppure l’occasione di difendersi: gli sono arrivate 37 coltellate, soprattutto sulla zona del collo. «Io l’ho saputo soltanto alcuni giorni più tardi, tramite un servizio alla tv», ha spiegato Alessandro Impagnatiello in merito al numero dei fendenti. Ma sulle ragioni del delitto non sa dare risposte l’imputato: «È una domanda che mi sono fatto miliardi di volte, ma non credo avrò mai una risposta. Non c’è e non ci sarà mai un motivo per tutta questa violenza». Dopo l’omicidio ha provato a far sparire il corpo della fidanzata, prima nella vasca da bagno, poi nel box, fino alla cantina e al bagagliaio della macchina.



Alessandro Impagnatiello ha provato a bruciare tre volte il corpo di Giulia Tramontano e ha provato a pulire l’appartamento non con la candeggina, ma sgrassatori. «Volevo renderla cenere». Poi ha provato a spostare il cadavere, ma senza seguire una logica. Nessuno lo ha aiutato in questi tentativi di occultare il cadavere. Per quanto riguarda il cellulare, l’ha buttato insieme a documenti e carte di credito nel tombino dove sistemava il motorino per andare a lavoro. Tre giorni dopo l’omicidio, quando è andato dalla madre a pranzo, in auto c’era il cadavere della ragazza.