Poco più di quindici anni fa (era la sera del 2 aprile 2005) si spegneva Giovanni Paolo II, uno dei Pontefici più iconici e amati della modernità, e questa sera per celebrarne la figura Canale 5 ripropone in in prima serata lo sceneggiato “Karol, un uomo diventato Papa” in cui si ripercorre la vita del Papa polacco, dalle sue origini fino alla salita del soglio in quel del Vaticano. Tuttavia la memoria non può non correre alle ore 21.37 di quel giorno di primavera quando venne dato l’annuncio che Wojtyla era tornato “alla casa del Padre”: ma cosa accadde nelle ultime ore di vita del Pontefice e come è morto l’uomo che poi fu beatificato diventando San Giovanni Paolo? Negli ultimi anni, grazie a libri e testimonianze, sappiamo qualcosa di più a proposito degli ultimi momenti della sua esistenza terrena e di quel suo piccolo “Calvario” che cominciò ai primi di febbraio, quando fu ricoverato presso l’Ospedale “Gemelli” di Roma a causa di una infiammazione della laringe e da un laringospasmo. Il giorno seguente il Papa (afflitto oramai da anni dal Parkinson e da continui dolori osteoarticolari) dalla finestra dell’ospedale presiedette a una delle sue ultime uscite pubbliche, saltando successivamente pure per la prima volta la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri.
COME E’ MORTO GIOVANNI PAOLO II? IL PARKINSON E…
Verso fine mese, precisamente il 24 febbraio, il Papa venne ricoverato d’urgenza a causa di problemi respiratori e subendo una tracheotomia e solamente il 13 marzo Wojtyla riuscì, seppure con voce affaticata, a parlare di nuovo ai fedeli nel corso dell’Angelus: il segnale che le sue condizioni stavano peggiorando però si ebbe quando in occasione della Domenica delle Palme (20 marzo) fece una brevissima apparizione alla finestra e poi qualche giorno dopo non partecipò alla Via Crucis, restando seduto in poltrona. L’ultima apparizione alla sua finestra il 30 marzo prima che il giorno successivo ebbe l’ultimo aggravamento a causa di una febbre alta dovuta a una infezione delle vie urinarie. Questa volta non vi fu nessun ricovero in ospedale dato che Sua Santità scelse di trascorrere le ultime ore nei suoi appartamenti: lì per la seconda volta nella sua vita gli fu impartita l’unzione degli infermi (la prima in occasione dell’attentato del 1981 da parte di Ali Agca) dato che avrebbe chiesto ai suoi più stretti collaboratori che non fosse prolungata ulteriormente la sua agonia. Secondo quanto si è saputo dopo, il 1°aprile il Papa ebbe una insufficienza cardiaca e poi renale, mentre non sono state confermate le voci di un arresto cardiaco smentite peraltro anche dall’allora portavoce del Vaticano.
LE ULTIME ORE E QUELLA RICHIESTA: “LASCIATEMI ANDARE”
Nelle ultime ore di vita Giovanni Paolo II rimase cosciente e si spense pian piano mentre intanto le televisioni di tutto il mondo si assiepavano in Piazza San Pietro dove poco dopo, quel 2 aprile, sarebbe stato dato l’annuncio della sua morte dopo che intorno alle 19 aveva perso definitivamente conoscenza e i medici avevano perso ogni speranza dato che ogni funzionalità renale era oramai compromessa. La causa del decesso secondo quanto comunicato dai medici fu uno schock settico a cui aveva fatto seguito infine il collasso cardiocircolatorio. Nel libro “Lasciatemi andare”, scritto per le Edizioni San Paolo da Stanislaw Dziwisz, attraverso uno dei suoi più stretti collaboratori sono rivissuti quei momenti: il Papa pare che, conosciuta la sua situazione, abbia deciso di morire in quella che era la sua casa, restando vicino alla tomba dell’Apostolo Pietro. “Lasciatemi andare alla Casa del Padre” disse quel pomeriggio a chi era presente e stava pregando per lui, mentre intanto udiva le parole della folla che era nella Piazza e inneggiava a lui. Negli ultimi attimi di coscienza, prima di addormentarsi, il Pontefici avrebbe avuto gli occhi fissi su una immagine della Madonna di Czestochowa e con una foto dei suoi genitori su un tavolino accanto al letto.