La morte di Nino Manfredi è stata un dramma per la famiglia ma anche per i tanti fan del noto attore. Luca Manfredi, ospite di Serena Bortone a Oggi è un altro giorno, ha però raccontato che sua padre Nino ha già rischiato quando aveva solo 15 anni di morire, tant’è che ricevette ben due estreme unzioni. “Papà, che era emigrato dalla Ciociaria a Roma, era un grande appassionato di bicicletta che, però non poteva permettersi. Si iscrisse allora a un circolo che gli permetteva di poter girare in bici. Lui si prese una pleurite bilaterale che si trasformò in tubercolosi. Rimase tre anni in ospedale, durante i quali ha assistito alla morte di tutti i suoi compagni. Ha superato due estreme unzioni.” ha raccontato Luca Manfredi su Rai 1. (Aggiornamento di Anna Montesano)



Le causa della morte di Nino Manfredi

Un’emorragia cerebrale e un ictus sono le cause della morte di Nino Manfredi, il grandissimo attore che ieri avrebbe compiuto 100 anni. Il suo sorriso e la sua ironia restano nel cuore del suo pubblico e della sua famiglia, rimasta al suo fianco durante i giorni della lunga degenza in ospedale. Vederlo soffrire, tuttavia, non è stato affatto facile come ha raccontato la figlia Roberta in un’intervista a Repubblica del 2004. “Gli ultimi mesi di vita di papà sono stati un calvario: non potevo accettare di vederlo tracheotomizzato, prigioniero del corpo”, aveva dichiarato la figlia. Il 4 giugno del 2004, l’attore lasciò definitivamente la terra ponendo così fine alle sue sofferenze. A distanza di anni e nell’anno in cui avrebbe spento 100 candeline, il ricordo di Nino Manfredi è ancora vivo (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



L’ictus nella casa romana

Il 7 luglio 2003 Nino Manfredi, subito dopo la fine delle riprese del film “La fine di un mistero”, viene colpito da un ictus nella sua casa romana. L’attore viene trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Spirito e inizia così un calvario di ricoveri, che durò undici mesi. A settembre un netto miglioramento gli permette di tornare a casa, anche se il danno gli ha provocato una paresi: “Nino era forte. Da giovane aveva combattuto e vinto contro la tisi e anche stavolta non si arrese. A settembre le sue condizioni migliorarono e tornò a casa. Ma poco dopo ebbe un’altra ricaduta”, ha raccontato la moglie Erminia Ferrari a Famiglia Cristiana. A dicembre 2003 Nino Manfredi è colpito da una nuova emorragia cerebrale e viene ricoverato all’ospedale Nuova Regina Margherita, trascorrendo sei mesi tra miglioramenti e peggioramenti. Nino Manfredi muore a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004.

Nino Manfredi: la lunga degenza in ospedale

Durante il suo calvario ospedaliero, Nino Manfredi è stato anche tracheostomizzato. La moglie Erminia Ferrari, sempre al suo fianco, è entrata in contatto con la triste realtà dei malati di lunga degenza: “Così ho conosciuto un malato di Sla. Era vicino di letto di Nino, abbandonato a sé stesso”, ha raccontato a Famiglia Cristiana. Il 3 giugno 2004 Erminia denunciò a Report la condizione difficilissima in cui era costretto il marito dalla lunga permanenza in rianimazione. Dopo la morte del marito, la signora Manfredi ha svolto un’incessante attività di sostegno alle associazioni dei malati, come “Risveglio”, che si occupa della condizione post-coma. Da aprile 2006 è presidente onorario della Onlus “Viva la vita”: “Perché la vita è tutto ciò che abbiamo. È un diritto viverla con dignità e intensità sino all’ultimo istante, circondati dall’affetto delle persone che amiamo”.