Cosa non ha funzionato nei soccorsi di Alfredino Rampi: gravi errori di valutazione
Il 10 giugno 1981 un bambino di 6 anni precipita in un pozzo artesiano nei pressi di Vermicino dal quale non uscirà più vivo, il bambino è Alfredo Rampi, Alfredino e la tragica vicenda passerà alla storia come l’incidente di Vermicino. Si cercherà di salvarlo nelle 60 ore consecutive ma il tentativo di salvataggio sarà contraddistinto da tentativi falliti, errori grossolani e gravi sbagli di valutazione. Alfredino dopo una passeggiata con il papà decide di tornare a casa da solo, passando per i campi, a casa però non torna ed alle 20.00 papà Fernando e mamma Franca iniziano a cercare il piccolo, dando l’allarme alla polizia.
Si scoprirà poco dopo che il piccolo è caduto in un pozzo artesiano profondo circa 80 metri e largo poco più 30 centimetri. Si stima che Alfredo si trovi ad un’altezza di 36 metri di profondità e si decide di far calare una tavoletta di legno a cui il bambino possa aggrapparsi. Tale idea si rivelerà pessima perché la tavoletta, a causa delle sporgenze e rientranze del pozzo rimarrà incastrata a circa 24 metri. Non solo, la corda usata per calarla sia è spezzata all’improvviso rendendo complicato anche rimuoverla. A questo punto si è perso tempo prezioso anche nel tentativo di romperla per liberare il passaggio.
Com’è morto Alfredo Rampi? Ricostruzione delle ultime 60 ore di vita: tutti gli sbagli del salvataggio
Ma com’è morto Alfredino Rampi? La situazione di bloccato nel pozzo di ora in ora diventa sempre più caotica e critica e tutto questo unito ad una scarsa organizzazione rende i soccorsi sempre più complicati. Si decide quindi di procedere scavando un pozzo parallelo, ma anche questo tentativi si rivelerà un grave errore. Si decide di scavare un pozzo parallelo largo 90 centimetri e profondo fino a raggiungere il bambino. Tuttavia non solo il tempo necessario all’arrivo dei mezzi fa perdere tempo prezioso ma questo pozzo viene scavato ad appena due metri di distanza dal pozzo in cui si trova il piccolo, e quest’ultimo, a causa delle vibrazioni della escavatrice scivola ulteriormente arrivando a 60 metri di profondità.
A questo punto è stata fatta una lunga serie di errori nei tentativi di salvataggio di Alfredo Rampi e da quel momento si rivaluta la possibilità di far scendere dei volontari, diverse persone sono state imbracate e fatte scendere a testa in giù come Donato Caruso ed Angelo Licheri ma ormai era troppo tardi, Alfredino è morto dopo 60 ore di agonia, tentativi falliti, gravi errori di valutazione, caso organizzativo e la presenza di giornalisti e curiosi. Il corpo del piccolo verrà recuperato dopo 28 giorni.