Luci e ombre sulla morte di Maradona, qual’è la verità?

Com’è morto Diego Armando Maradona? A distanza di diversi mesi dal decesso del Pibe de Oro, sono ancora molti i punti oscuri che riguardano le ultime ore del Diez argentino. Maggiori elementi sono emersi di recente soltanto grazie al lavoro della commissione incaricata dalla procura di San Isidro, che in una perizia di 70 pagine ha parlato di “comportamento inadeguato, sconsiderato e carente” per coloro che avrebbero dovuto occuparsi della salute dell’ex calciatore.



Come evidenziato dal documento pubblicato dalla stampa argentina, Maradona, venuto a mancare il 25 novembre scorso all’età di 60 anni a causa di un arresto cardiaco in una casa nel quartiere di San Andrés, a Tigre, “avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza se fosse stato ricoverato in un centro sanitario polivalente“. Una delle conclusioni, invece, sostiene che Diego sarebbe stato abbandonato dai medici che lo avevano in cura e morto dopo 12 ore di agonia.



L’indagine sulla morte di Diego Maradona? Indagati e sospetti…

L’indagine sulla morte di Diego Armando Maradona si concentra su sette persone: il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Daniel “Charly” Díaz, gli infermieri Dahiana Gisela Madrid e Ricardo Omar Almiron, il medico che ha coordinato il ricovero domiciliare per la Swiss Medical, Nancy Forlini, e l’infermiere che aveva un ruolo di coordinatore, Mariano Perroni. Secondo i 20 esperti della commissione, Maradona “tenuto conto del quadro clinico, clinico-psichiatrico e delle cattive condizioni generali, avrebbe dovuto continuare la riabilitazione e le cure multidisciplinari in un istituto appropriato”.



Nel report si spiega anche come il fuoriclasse sudamericano “fosse un paziente complesso con molteplici patologie e che non era in pieno uso delle sue facoltà mentali al momento della dimissione dall’ultimo ricovero”. Secondo gli esperti, “i segni di pericolo di vita presentati dal paziente sono stati ignorati mentre a Maradona non sono stati garantiti controlli e assistenza corretti dal punto di vista medico, infermieristico e terapeutici nel tempo e nella forma”. A Maradona, inoltre, è stato somministrato “un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci. Non si può escludere – sostiene il documento – che il farmaco abbia avuto un’incidenza sull’esito fatale”.

Dottor Luqué,  dottore di Diego Armando Maradona: “Il ciccione sta per morire…”

Nel mirino dell’opinione pubblica per la morte di Diego Armando Maradona è finito in particolare il dottor Luque. In una nota audio inviata ad un suo conoscente poco prima che il Pibe esalasse il suo ultimo respiro, il neurochirurgo disse: “Il ciccione sta per morire“. Una frase che gli ha attirato il biasimo di tutta l’Argentina (e non solo) e del quale Luque si è pentito, come ha detto in un’intervista di poco tempo fa al quotidiano Olé: “La necessità dell’intervento era indiscutibile. In ogni caso, mi pento della triste frase che ho detto. Ho già chiesto scusa e continuerò a farlo. Il cuore di Diego era ingrossato, sfinito. Per quanto riguarda il ricovero domiciliare, è stato elaborato dall’assistenza sociale e regolato dalla legge. Non ho mai avuto il potere di controllarlo. Ho visto infermieri e medici e non mi hanno segnalato nulla. Avevano l’ordine di non parlare con noi. Ho vissuto situazioni umilianti, parlato con persone che non avrei neanche mai voluto vedere o conoscere, ma ho voluto aiutare Diego. Mi è sembrato un uomo molto solo. Vorrei che prendessero i cellulari di tutti come fatto con il mio. Sono orgoglioso di quello che ho fatto, non mi sono mai staccato da Diego e ho sempre cercato di aiutarlo. Non ho paura di andare in prigione né ci penso. Il futuro è incerto, non so cosa succederà, ma sembra che il principio di innocenza non esista più. Mi rattristo quando dicono che ho ucciso Diego“.