Sono passati oltre sette anni dalla sua improvvisa morte ma il ricordo di Pino Daniele è ancora vivo nel ricordo non solo dei suoi aficionados e di quella Napoli di cui era uno dei figli prediletti ma anche di chi lo conosceva superficialmente: e con l’occasione dello speciale che questa sera “Techetechetè” dedica su Rai 1 in fascia ‘access prime time’ al cantautore e chitarrista partenopeo scomparso nel 2004 ritorniamo a quei drammatici giorni di gennaio del 2015 quando l’artista ci lasciava, appena 59enne, a causa di un infarto di cui si è parlato molto in seguito. Scopriamo perché.
Come si ricorda, Pino Daniele morì la sera del 4 gennaio del 2015: da tempo l’artista soffriva di problemi cardiaci e l’infarto che lo colse mentre si trovava nella sua villa in Toscana –una proprietà ubicata nei pressi di Orbetello- gli fu fatale: a nulla servì purtroppo il ricovero presso il Sant’Eugenio, una struttura ospedaliera della Capitale, dove il cantante si spense attorno alle 22.45 dopo alcuni tentativi di rianimarlo da parte dei medici. “Shock cardiogeno in soggetto affetto da cardiomiopatia dilatativa post-ischemica, coronaropatico e sottoposto a intervento di by-pass aortocoronarico, nonché iperteso”: questa la causa della morte come è emerso nei giorni successivi anche se tuttavia la triste vicenda non si chiuse lì.
COME E’ MORTO PINO DANIELE? STRONCATO DA UN INFARTO: LE POLEMICHE E L’INCHIESTA
A distanza di alcuni anni sono diverse le voci che hanno sottolineato come la morte del cantautore forse poteva essere evitata: qualcuno, come ad esempio Luisa Regimenti, la presidente nazionale dell’Associazione Medicina Legale Contemporanea (che, tra l’altro, era anche consulente della ex compagna di Daniele, Fabiola Sciabbarrasi), aveva parlato senza mezzi termini di “negligenze” e spiegando che, a suo dire, il decesso non era da ricondursi a una tragica fatalità ma a delle cause che andavano indagate. La vicenda si riaccese poi quanto fu pubblicata sulla stampa la perizia medico-legale da parte del Tribunale di Roma, creando anche dei dissapori tra l’ex moglie di Daniele e Amanda Bonini, l’ultima donna che gli fu al fianco.
Come è emerso dalla suddetta perizia, forse Daniele si sarebbe potuto salvare se soccorso nel modo giusto e se trasportato nel vicino ospedale di Grosseto e non a Roma dove la Bonini, caricando il cantautore in auto in stato di incoscienza, lo portò per raggiungere un medico dell’ospedale Sant’Eugenio che in quel momento tuttavia non era in servizio. Insomma, al dolore per la sua scomparsa negli ultimi anni si è aggiunta una querelle di cui forse la memoria di Pino Daniele avrebbe fatto a meno, anche se resta da capire chi prese la decisione di trasportarlo in auto verso Roma, scelta che forse fu fatale. All’epoca il pm aprì un fascicolo per omicidio colposo ma senza mai iscrivere nessuno nel registro degli indagati e quattro anni dopo, nel 2019, alcuni quotidiani si chiedevano come mai l’inchiesta non fosse ancora stata archiviata (anche se non vi sarebbero limiti temporali, in tal senso…) nonostante non fossero emersi nuovi elementi nel frattempo.