Basta accedere a una piattaforma online e si può inviare un’istanza per usufruire della composizione negoziata della crisi, salvando un’azienda prima che la sua situazione si aggravi e fallisca. Uno strumento da utilizzare quando si manifestano i primi segnali di crisi e che da poco più di un anno fornisce a tutte le imprese in difficoltà la possibilità di ristrutturarsi.
Finora un’opportunità alla quale, a livello nazionale, hanno pensato 475 imprese, una su cinque attiva in Lombardia. “È un’importante opportunità per le realtà imprenditoriali in difficoltà – dice Rinaldo Sali, vicedirettore generale della Camera Arbitrale di Milano (società interamente partecipata dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi) e referente per il Servizio di Composizione negoziata per le imprese lombarde -, un supporto per prevenire il default e tentare di garantire il più possibile la continuità aziendale”. Che acquista particolare valore in un momento in cui le imprese devono fare i conti con aumenti delle materie prime e dei costi energetici.
Chi può accedere alla composizione negoziata e quali sono i tempi da rispettare perché ci sia la possibilità che vada a buon fine?
Stiamo parlando di una procedura che di fatto è iniziata poco più di un anno fa, il 15 novembre 2021, poi definitivamente sistemata con il nuovo Codice della crisi, la riforma fallimentare. Vi possono accedere sostanzialmente tutte le imprese.
La maggior parte di quelle che accedono attualmente sono srl, piccole imprese, ma può anche servire anche a un’impresa media?
Assolutamente, non c’è un limite di dipendenti o di fatturato, ci sono solo le grandissime imprese che hanno una procedura diversa da questa però sostanzialmente è un’opportunità per tutte le imprese. È uno strumento volontario. Non c’è un giudice che ti obbliga. È l’imprenditore che chiede di essere aiutato da un facilitatore per un processo di risanamento dell’impresa, un esperto che viene nominato presentando un’istanza di composizione negoziata.
Quindi io imprenditore, che comincio a essere preoccupato per l’andamento mia azienda, quando vedo che la situazione si fa critica mi rivolgo a un facilitatore che negozi con i creditori?
Bisogna farsi avanti non tanto quando la situazione è molto critica, ma il più presto possibile, alle prime avvisaglie, ai primi segnali di crisi, quando il semaforo sta passando dal verde al giallo, non quando è rosso perché in quel momento è troppo tardi.
Altrimenti la procedura non può essere sviluppata?
Può essere presentata ugualmente, ma finirà subito con l’esperto che dice che non ci sono gli elementi per un progetto di risanamento. In quel caso bisogna passare a procedure del Tribunale come la liquidazione e altre.
Ma ci sono dei parametri per capire se occorre preoccuparsi dell’andamento dell’azienda o qualcuno nell’impresa che può segnalare la situazione di crisi e suggerire di avviare la composizione negoziata?
Certo, è indicato anche dalla legge, ci sono gli organi di controllo, i sindaci, che devono segnalare questa possibilità quando ci sono delle avvisaglie di crisi. Per questo la legge dice che è importante che le imprese abbiano degli assetti adeguati, in grado di avvisare della situazione. Si sottolinea l’aspetto preventivo: il concetto di crisi viene prima di quello di insolvenza. La crisi è quello stato in cui è probabile che, se non ti fai aiutare, si vada in insolvenza.
Materialmente l’imprenditore che si trova in difficoltà come deve comportarsi? Intanto si fa tutto a livello telematico, vero?
C’è una piattaforma su cui l’impresa deve caricare tutta la documentazione richiesta per avviare l’istanza. Lì non solo funziona tutto il processo di composizione, ma c’è addirittura, prima di iniziare, un test che l’impresa può fare volontariamente, con i suoi consulenti o con il commercialista, che indica il livello di crisi. Ti dice solo se hai la febbre a 38 o a 39.
E poi cosa succede?
Bisogna, appunto, inserire sulla piattaforma la documentazione, con gli ultimi tre bilanci, la situazione dei debiti, chi sono i creditori e i certificati richiesti, insomma tutto ciò che viene richiesto dalla piattaforma. L’istanza viene avviata telematicamente e va sul tavolo della Camera di commercio del territorio dell’azienda, automaticamente, lì viene vagliata e poi passata a una commissione regionale, in Lombardia presso la Camera arbitrale della Camera di commercio di Milano. La commissione nomina l’esperto che deve occuparsi del caso.
Ma i tempi sono lunghi?
Tutto succede in pochissimi giorni, la Camera di commercio vaglia l’istanza entro due giorni e poi entro cinque giorni la commissione nomina l’esperto. In tutto passa una settimana, i tempi sono strettissimi. Se bisogna intervenire occorre farlo subito.
Quale ruolo gioca a questo punto l’esperto?
Il negoziatore avvia una ricognizione, convoca l’imprenditore, fa il punto della situazione e poi avvia le trattative con i creditori per cercare di mettere in piedi un progetto di risanamento.
Quali sono gli strumenti che vengono utilizzati, vuol dire che alla fine se devo 100 a un creditore mi accordo con lui per dargli 80?
L’esperto può constatare che la situazione è stata presa in mano troppo tardi e non ci sono elementi di risanabilità. All’imprenditore in questo caso non resta che andare in Tribunale, accedere alle altre procedure classiche. Se la trattativa va avanti si può arrivare a un esito positivo, che può essere trovato in mille modi: moratorie, rateizzazioni, pagamenti dilazionati, accordi o nuovi contratti tra l’impresa e il creditore.
Facciamo un esempio.
Se sei un’azienda del settore del commercio con una serie di negozi tagli un po’ di punti vendita su proposta dell’esperto, risistemi il tuo modello di vendita.
Una vera e propria ristrutturazione dell’azienda?
Sì, è un tentativo anche di ristrutturazione. Dipende tutto dalla professionalità dell’esperto. Comunque non impone nulla, fa il facilitatore cercando di mettere insieme la posizione dell’imprenditore e quella dei creditori.
Ci sono anche misure protettive che possono essere attivate dalle aziende?
Rappresentano l’unico caso in cui interviene il Tribunale, cioè il giudice. Sono le misure che, quando è iniziata la composizione l’impresa può chiedere parallelamente al Tribunale affinché non ci siano azioni dei creditori che possano pregiudicare il buon esito della composizione stessa. È uno scudo che l’impresa richiede al giudice, che può concederlo o meno, per fare in modo che, mentre le trattative sono in corso, non venga aggredito il patrimonio o l’attività dell’azienda.
Questa fase quanto potrebbe durare?
La fase dalla presentazione dell’istanza al completamento del lavoro dell’esperto dovrebbe durare sei mesi, ai quali potrebbero aggiungersi altri sei mesi. In totale passa al massimo un anno. Ecco perché non ci sono ancora grandi risultati, perché è appena il sistema partito.
Quali sono le aziende che finora hanno chiesto di accedere alla composizione negoziata?
Sono per la maggior parte srl con meno di 10 dipendenti, sia a livello lombardo, sia a livello nazionale, poi spa. Soprattutto all’inizio si trattava di piccole imprese, adesso si sta diffondendo un po’ più di consapevolezza: riguarda anche medie e grandi imprese, ci sono i primi casi di questo tipo, anche di aziende con 100, 200 dipendenti.
E i settori più interessati?
Quello alberghiero, ma prima di tutto quello delle costruzioni. E poi il commercio.
Le possibilità di salvare le aziende sono concrete?
Molto dipende dalla professionalità dell’esperto, di cui noi curiamo la nomina e la liquidazione del compenso, che deve essere pagato dalle aziende: se non fa il liquidatore e aiuta a costruire un progetto di risanamento, allora ci può essere una buona riuscita.
Ma chi può proporsi come esperto?
C’è un elenco che è nazionale. Nella piattaforma sono elencati tutti. Per l’80% sono commercialisti, un 10% sono avvocati, poi ci sono anche i consulenti del lavoro ma sono pochi. Ci sono pure dei manager, che si sono già occupati di ristrutturazioni di imprese: a livello lombardo ne abbiamo una decina.
(Paolo Rossetti)
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