Il 3 novembre non si vota per scegliere chi tra Donald Trump e Joe Biden diventerà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. C’è un’altra posta in palio, non meno importante: quella per il controllo del Congresso. In palio ci sono i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti, quella che gli americani chiamano comunemente “House“, e un terzo dei seggi del Senato. Entrambi i rami del Congresso, per diversi motivi, hanno dimostrato in questi anni tutta la loro rilevanza nella vita politica a stelle e strisce. L’esempio più recente è stata la nomina a vita della nuova giudice della Corte Suprema, Amy Coney Barrett, ratificata dal Senato a maggioranza repubblicana, a pochi giorni dalle elezioni, pur senza il favore dei Democratici: una scelta capace di indirizzare le sorti del Paese per i prossimi decenni. Ma stiamo sul punto: come e quando si vota per il Congresso? Qual è la situazione attuale alla Camera e al Senato? E quali sono le regole del gioco?
COME SI VOTA AL CONGRESSO: LA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI
Iniziamo col dire che dal 3 gennaio 2019 la Camera è composta da 441 membri: di questi solo 435 hanno diritto di voto e 6 sono delegati senza diritto di voto in rappresentanza di Distretto di Columbia, Porto Rico, territori delle Samoa Americane, Guam, Marianne Settentrionali e Isole Vergini americane. A partire dalle elezioni di “midterm” (metà mandato) del 2018, i Democratici hanno riconquistato il controllo della House of Representatives. Ad oggi le forze in campo vedono il partito guidato da Joe Biden in possesso di 232 seggi, con la maggioranza è posta a quota 218. I seggi sono suddivisi tra gli Stati in proporzione alla rispettiva popolazione, quale risulta dal censimento condotto ogni dieci anni. Il regolamento prevede che alla Camera prevede che possano essere eletti tutti i cittadini che abbiano compiuto 25 anni di età, che siano cittadini americani da almeno 7 anni, e (alla data di elezione) siano residenti nello Stato per il quale vengono eletti. Il sistema di voto previsto dalla legge federale determina che i deputati siano eletti in collegi uninominali: questi collegi, tuttavia, sono delimitati dai parlamenti dei singoli stati. E’ la controversa pratica nota con il nome di “gerrymandering“, un sistema che consente ai Congressi dei vari Stati (molti dei quali chiamati alle urne proprio in questa tornata) di modificare in maniera strumentale agli interessi del partito di maggioranza i confini di un collegio elettorale, così da assicurarsi un più alto numero di seggi anche in presenza di un minor numero di voti.
COME SI VOTA AL CONGRESSO: IL SENATO
In palio in questa tornata di elezioni 2020 in America c’è come detto anche un terzo dei seggi del Senato. Attualmente la situazione politica vede il ramo più “nobile” del Congresso Usa controllato dai Repubblicani. I rapporti di forza vedono il partito di Donald Trump controllare 53 seggi su 100 complessivi (2 per ogni Stato americano) contro i 47 dei Democratici. Rispetto ai deputati della Camera, eletti ogni due anni, i senatori Usa hanno un mandato di 6 anni. Questa durata maggiore riflette l’intenzione degli autori della Costituzione di fare del Senato un ramo parlamentare più saggio e ponderato, a differenza della Camera, vista come un organo maggiormente rappresentativo delle istanze del popolo. Questo indirizzo si intravede anche nella disciplina che regola l’elezione: possono infatti diventare senatori soltanto coloro che hanno compiuto 30 anni d’età, sono cittadini americani da almeno nove, e alla data di elezione sono residenti nello Stato per il quale sono eletti. Un’altra differenza rispetto a quanto accade alla Camera è che al Senato ogni Stato viene rappresentato da due membri, indipendentemente dalla sua popolazione. La caratteristica più complicata da comprendere per quanto riguarda le elezioni al Senato riguarda il sistema di classi che regola la scadenza dei mandati dei suoi membri. Ogni senatore, come detto, viene infatti eletto per 6 anni, ma un terzo dei membri del Senato viene rinnovato ogni due anni. Il sistema è tarato perché, ad esempio, i senatori eletti nel 2016 scadano nel 2022, quelli eletti nel 2018 decadano nel 2024, quelli eletti in questa tornata scadranno invece nel 2026. Le elezioni dei due senatori che rappresentano ciascuno Stato hanno luogo in anni diversi e qui non c’è gerrymandering che tenga, visto che ogni senatore viene eletto dall’intero corpo elettorale dello Stato.