Capire come si vota alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti o, meglio ancora, come si elegge il Presidente Usa risulta particolarmente complicato alle nostre latitudini. Tutto ruota attorno a quella formula che ogni quattro anni ci appare difficile così difficile da tradurre in un’immagine chiara: “grandi elettori“, avete presente? Partiamo dalle basi: gli Stati Uniti sono un paese federale diviso in 50 stati. Ognuno di questi stati, in base alla propria popolazione, esprime un certo numero di grandi elettori, corrispondente alla somma dei suoi deputati e dei suoi senatori. Dal momento che il numero di parlamentari espressi da ogni stato dipende dalla sua popolazione, ne deriva che gli Stati più popolosi assegneranno un numero più alto di grandi elettori rispetto ai più piccoli. Già, ma resta il quesito: chi sono i grandi elettori? Persone, innanzitutto. Spesso funzionari di partito indicati dai comitati elettorali. In tutto i grandi elettori sono 538 e formano il cosiddetto “collegio elettorale“: poiché per vincere serve la maggioranza assoluta, il “magic number” che diventa l’obiettivo di ogni candidato è posto a quota 270 grandi elettori.
COME SI VOTA ELEZIONI USA: COME VENGONO ASSEGNATI I GRANDI ELETTORI?
Una volta chiarito chi sono i “grandi elettori“, la domanda fondamentale è capire come questi vengono assegnati. In quasi tutti gli Stati Uniti vige il sistema maggioritario. Esempio: Donald Trump prende un voto in più di Joe Biden in Texas? Tutti i grandi elettori di quello stato vanno al Repubblicano. Le uniche eccezioni sono rappresentate dal Maine e dal Nebraska: in questi Stati, infatti, due grandi elettori vengono attribuiti a chi prende un voto in più nell’intero stato (dunque col sistema maggioritario), mentre un altro grande elettore viene assegnato a chi prende più voti all’interno di ognuno dei collegi congressuali in cui è diviso lo stato (che sono due in Maine e tre in Nebraska). I grandi elettori si radunano stato per stato il lunedì successivo al secondo mercoledì di dicembre e votano per un candidato alla presidenza e uno alla vicepresidenza. Una volta comunicata la decisione a Washington, viene formalizzata l’investitura della nuova amministrazione, che giura e si insedia ufficialmente il 20 gennaio. Tra il giorno del voto e l’ingresso alla Casa Bianca del nuovo presidente trascorrono circa due mesi di interregno che vanno a costituire la “presidential transition“. Prassi vuole che in questo periodo il presidente uscente “accompagni” il suo successore fornendogli consigli e istruzioni sui principali dossier fino all’insediamento del nuovo Congresso, chiamato a ratificare il voto dei “grandi elettori”.
COME SI VOTA ELEZIONI USA: I GRANDI ELETTORI “INFEDELI”
Sebbene sia molto raro, esiste anche la possibilità che i grandi elettori si discostino dal candidato cui erano collegati. Tranne che in alcuni Stati, dove possono incorrere in una multa, i grandi elettori sono infatti formalmente liberi di votare per chi vogliono. O per “minacciare” di farlo. Questo può avvenire quando qualcuno di loro è in cerca di un po’ di visibilità o ad esempio quando la differenza tra un candidato e l’altro non è siderale e ogni voto conta. Si parla in questo caso di “grandi elettori infedeli“, ma l’impegno politico nei confronti degli elettori è stato violato in rarissime occasioni e non è mai stato decisivo ai fini di un’elezione generale. L’aspetto più difficile da cogliere rispetto ai grandi elettori, però, è quello legato all’impatto che essi hanno rispetto al voto popolare. L’esempio chiarificatore più recente è quello del 2016: alle ultime elezioni Hillary Clinton raccolse infatti quasi 3 milioni di voti in più di Donald Trump nel voto popolare, ma perse le elezioni. Com’è possibile? Semplice: l’attuale Presidente ha vinto negli Stati “giusti”. E’ successo, cioè, che la Clinton abbia vinto con un grande distacco rispetto a Trump in un determinato Stato, ma che abbia perso – di poco – in molti Stati decisivi (ad esempio nel Midwest). Ricordate il riferimento al sistema maggioritario? Quello in cui chi vince anche per un voto prende tutti i grandi elettori di uno stato? Ecco, è proprio quello che ha fatto Trump, riuscendo così a risultare vincitore con 304 grandi elettori contro i 227 di Hillary Clinton, pur venendo sconfitto nel voto popolare. Come andrà a finire questa volta?