COME SI VOTA ELEZIONI USA 2024: LE REGOLE
Kamala Harris e Donald Trump si contendono il posto alla Casa Bianca con le Elezioni Usa 2024, ma il sistema elettorale americano è articolato in maniera complessa, dunque il come si vota domani è caratterizzato da una serie di regole e procedure. Negli Stati Uniti c’è un sistema federale che ha reso decentralizzato tutto il processo elettorale, che infatti è organizzato tra stati, contee o città. Ci sono diverse leggi elettorali, motivo per il quale non solo le elezioni presidenziali non vengono gestite allo stesso modo ovunque, ma emergono anche differenze importanti anche tra luoghi che distano pochi chilometri, come nel caso di Louisiana e Mississippi: si può votare prima nel primo Stato, non nell’altro.
Di fatto, le Elezioni Usa 2024, e in generale tutte quelle nazionali che si tengono ogni quattro anni, sono caratterizzate da diverse elezioni con regole “locali”. Ad esempio, le scadenze per la registrazione degli elettori possono differire, così come quelle per il voto anticipato ed estero, anche dentro lo stesso Stato. Partiamo da un presupposto importante e decisivo: per la vittoria non è necessario ottenere più voti del rivale, ma avere quelli “giusti”.
ELEZIONI USA 2024, CHI PUÒ VOTARE E QUANDO
Il come si vota Elezioni Usa 2024 presuppone la registrazione alle liste elettorali, in quanto la procedura non è automatica. I seggi apriranno domani, ma ci sono alcuni Stati che permettono il voto anticipato, infatti alcuni hanno già provveduto a settembre a esprimere la propria preferenza. Le regole cambiano anche per il voto postale, in ogni caso il timbro non deve essere successivo al giorno dell’Election Day, che in questo caso è appunto il 5 novembre. Comunque, si tiene sempre il martedì dopo il primo lunedì di novembre, una regola introdotta per evitare che cada con la festa di Tutti i Santi e ci sia la coda di Halloween.
COME SI VOTA ELEZIONI USA 2024: I GRANDI ELETTORI
Alla base del come si vota elezioni Usa 2024 c’è un sistema indiretto che prevede la nomina da parte dei cittadini dei grandi elettori, che a loro volta compongono il Collegio elettorale Usa che materialmente vota il presidente Usa. Il numero di grandi elettori viene calcolato in base alla popolazione, quindi ogni Stato ha un numero diverso. Nel complesso sono 538. Fatta eccezione per Nebraska e Maine, tutti usano il sistema “winner takes all“, quindi chi ha più voti si prende tutti i delegati. Invece, in quei due Stati ogni distretto elegge il suo rappresentante, mentre al candidato che ha ottenuto più voti vanno due grandi elettori.
Tutti i grandi elettori si riuniranno il 16 dicembre nella capitale dei rispettivi Stati per il voto. Non c’è l’obbligo di votare il candidato della propria lista, eppure sono pochissimi i casi di astensioni o di voti “sorprendenti”. Peraltro, ci sono 26 Stati, a cui si aggiunge il distretto della Columbia, dove i grandi elettori “infedeli” vengono sanzionati. Al termine di tale procedura, viene redatto un verbale che poi viene spedito a Washington. Il 6 gennaio scatta l’apertura delle buste al Congresso e il conteggio dei voti dei grandi elettori: è eletto presidente colui che ottiene la maggioranza.
Una procedura formale, visto che dopo il conteggio dei voti il risultato è chiaro. Ad esempio, nelle precedenti elezioni Joe Biden ha vinto con 306 grandi elettori contro i 232 di Donald Trump. Invece, Hillary Clinton e Al Gore hanno perso le elezioni nonostante avessero conquistato più voti singoli. Quindi, il voto popolare in alcuni popolari può non avere peso.
Anche per questo la lettura dei sondaggi in Usa è complicata: infatti, perdere in uno Stato col 48% dei voti può essere utile per il conteggio finale dei singoli voti, ma non ha alcun peso nella divisione dei grandi elettori. Inoltre, il numero di grandi elettori è pari, quindi è indispensabile la maggioranza assoluta per vincere. Non si può escludere il pareggio e c’è pure un precedente, che risale al 1824, di tre candidati senza maggioranza assoluta. In virtù di quanto stabilito dal XII Emendamento, la Camera scelse tra i tre candidati più votati dal Collegio, votando per ogni Stato, quindi vince chi ottiene più della metà del numero complessivo degli Stati.