La legge usata per incriminare Donald Trump in Georgia è uno strumento potente per i pubblici ministeri, ma ci sono esperti legali convinti che l’ex presidente Usa e gli altri 18 imputati abbiano diverse carte da giocare per provare a respingere le accuse di aver cospirato per rovesciare le elezioni presidenziali del 2020. Il perno dell’accusa del procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, è che Trump e altri hanno consapevolmente e volontariamente partecipato ad un’impresa criminale il cui scopo era quello di mantenere il tycoon al potere. Ci sono poi altre accuse, quasi tutte legate alla presunta associazione a delinquere. Da qui l’accusa di aver violato il Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO), legge federale Usa, pensata per combattere il crimine organizzato – soprattutto di stampo mafioso – emanata nel 1970 durante la presidenza di Richard Nixon. Per ottenere una condanna, l’accusa dovrà dimostrare che Trump si è unito consapevolmente ad un’associazione a delinquere per commettere almeno due dei reati contestati. Proprio su questo fronte gli imputati daranno battaglia: non c’è stata alcuna associazione a delinquere e se c’è stata non vi hanno partecipato individualmente.



Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, una questione fondamentale è stabilire che Trump avesse l’intenzione di commettere l’illecito. Quindi, i pubblici ministeri dovranno dimostrare che Trump e i suoi collaboratori stavano muovendo accuse di frode elettorale pur sapendo che non erano vere. Trump e i suoi avvocati avevano insistito sul fatto che decine di migliaia di persone avevano votato illegalmente in Georgia, sostenendo che le schede elettorali erano state corrotte da voti di persone morte, criminali e minorenni. Pertanto, i giurati dovranno valutare se i dubbi di Trump sull’integrità delle elezioni fossero ragionevoli all’epoca, in virtù dell’assenza di prove a sostegno di tali affermazioni sui brogli.



LA POSSIBILE STRATEGIA DIFENSIVA DI TRUMP

Da non sottovalutare il fatto che la legge RICO ha una definizione ampia del crimine organizzato: può essere applicata anche ad una libera associazione di individui priva di una gerarchia strutturale, di una catena di comando o persino di uno scopo comune. Non è la prima volta che tale legge viene usata per intentare un processo contro un candidato politico sconfitto. Gli avvocati della difesa in casi precedenti hanno sostenuto che lo statuto della Georgia è incostituzionalmente vago e troppo esteso, ma tali affermazioni sono state respinte dalla corte suprema dello Stato. È probabile che parte della strategia iniziale di Trump preveda uno sforzo per far trasferire il caso in una corte federale, una tattica che potrebbe favorire il suo tentativo di ritardare il procedimento.



Una sede federale, inoltre, potrebbe offrire all’ex presidente un gruppo di giurati più ampio e potenzialmente più comprensivo. Gli esperti si aspettano che il team legale di Trump lo ritragga come vittima di una vendetta politica e che attacchi l’uso di una legge inizialmente destinata a combattere il crimine organizzato. L’associazione della legge RICO con i boss mafiosi e il crimine organizzato potrebbe suscitare riserve nei giurati, secondo Chris Timmons, ex procuratore di DeKalb e della Contea di Cobb. «Ogni volta che si porta avanti un caso RICO quando non è contro la mafia, c’è la possibilità che la giuria pensi che il caso sia sovraccarico. C’è un enorme pericolo di annullamento della giuria», ha dichiarato al Wall Street Journal. D’altra parte, i procuratori della Georgia potrebbero ottenere una condanna contro Trump senza dover dimostrare che egli abbia commesso personalmente dei reati per favorire l’impresa, ma solo che abbia partecipato a un piano per rovesciare le elezioni con mezzi criminali.