Droni civili modificati per uso militare. È uno degli escamotage dell’Ucraina nella guerra scatenata dalla Russia. C’è una rete, chiamata Druk Army, che coordina la produzione di oltre 300 stampanti 3D in tutto il Paese. Ognuna di queste realizza code di plastica che vengono attaccate alle bombe a mano che possono essere sganciate da droni civili. Ne parla The Economist, spiegando il motivo per il quale c’è sempre bisogno di produrre stampanti. La Russia ovviamente non resta a guardare e con il “jamming” riesce a disturbare le comunicazioni wireless mandando in tilt le macchine, che quindi tendono a non durare a lungo. Ma i droni hanno assunto un ruolo rilevante nella difesa dell’Ucraina, per questo c’è bisogno di reti che coordino la produzione delle stampanti 3D.



Lo conferma anche un colonnello ucraino, parlando al settimanale britannico a condizione di anonimato: i droni hanno un ruolo in oltre il 70% delle vittime russe. Peraltro, quelli civili, ma trasformati per uso militare, oltre ad essere più economici, sono in alcuni casi più efficaci di alcune macchine militari progettate ad hoc. Come evidenziato dal colonnello di Kiev, si è sbloccato così un “nuovo livello di guerra” in cui si combina l’ingegno con la frugalità. In primis, bisognava ideare un modo per consentire ai droni civili di sganciare bombe. La soluzione è stata trovata collegando un morsetto stampato in 3D ad un motore elettrico, collegato ad un sensore fotoricettivo, posizionato a sua volta sotto una luce che è di serie su molti droni, perché consente il volo notturno e li rende visibili. Quindi, quando viene accesa la luce, il motore si attiva, la pinza si apre e il “carico” cade.



DRONI CIVILI MODIFICATI: PIÙ ECONOMICI ED EFFICACI

L’Ucraina non è nuova a soluzioni così ingegnose. Dopo l’invasione della Crimea nel 2014, le bombe a mano venivano infilate in barattoli di vetro che tenevano chiusi i manici, così quando cadevano, il vetro andava in frantumi, rilasciando il manico e facendo così esplodere la granata. Ora le maniglie sono tenute con un anello di plastica stampata che scatta quando atterra su un terreno soffice. Invece, per le granate progettate per essere lanciate, la spoletta viene sostituita con una punta stampata in 3D che sostiene un chiodo. L’impatto spinge il chiodo nel detonatore della granata, facendolo esplodere. Alla luce del feedback positivo, sono cresciuti i laboratori che trasformano i droni. A Kiev, ad esempio, “Eyes of Army” è in grado di trasformarne alcuni in “bombardieri pesanti“, cioè in grado di trasportare quattro colpi di mortaio, ognuno da 3 chili e in grado di distruggere un carro armato, se mirato correttamente e avvicinandosi abbastanza. Il problema è che sono rumorosi, quindi possono essere uditi a mezzo chilometro di distanza, motivo per il quale i team installano sistemi di trasmissione e rotori più silenziosi.



Inoltre, viene aggiunto un sensore a infrarossi e radio a lungo raggio prodotte dall’azienda americana Dragon Link. Oltre ai droni, vengono costruiti anche missili con parti realizzate da stampanti 3D. Un lavoro di improvvisazione che però fa risparmiare molti soldi. I droni “trasformati” costano un quinto di uno militare con capacità simili. Un soldato ucraino a Kiev spiega che la cultura nazionale è terreno fertile per la cosiddetta ingegneria casalinga. Infatti, il sistema educativo ucraino pone l’accento sia sulla matematica che sull’ingegneria. Lo stesso vale in Russia, è vero, ma l’Ucraina incoraggia l’iniziativa personale in modi che il sistema più autoritario della Russia non fa. L’esercito russo sta provando a correre ai ripari mettendo in campo più droni commerciali modificati, ma è uno sforzo relativamente recente e i tecnici civili sono molto meno motivati a sostenere lo sforzo bellico. Per questo motivo l’impatto dei droni improvvisati della Russia è stato meno evidente, secondo gli esperti.